
Autore: Zabrisky
Titolo: Zabrisky
Anno: 2020
Genere: psichedelia, garage, paisley underground
Città: Venezia
Componenti: Alberto Lo Verso (basso, chitarra), Juri Dogà (chitarra), Marco Baga (chitarra e voce), Nicola Ferrarese (batteria)
Etichetta: Shyrec
Formato: CD, digitale
Sito web: https://www.facebook.com/zabrisky/
Zabrisky-Zabrisky
by Simone Rossetti
No, non state ascoltando qualche gruppo appartenente alla scena californiana del paisley underground dei primi anni 80 né siete ad Athens in Georgia (città natia dei R.E.M.), gli Zabrisky sono di quanto più italiano (è difficile ma prendete questa parola per una cosa buona) possa esserci, fieramente veneziani con una lunga storia alle spalle che ha inizio nella seconda metà degli anni 90, questo Zabrisky è il loro quarto album in studio (pubblicato per l’ottima etichetta indipendente Shyrec nel marzo del 2020), un titolo che può essere letto come un riassunto ma anche come un nuovo inizio, da qui la scelta di cantare nella loro lingua madre (dialetto o idioma, comunque comprensibile) e che dobbiamo dire si presta molto bene a queste sonorità; abbiamo citato il paisley e non a caso, un “genere” (meglio parlare di una“scena artistica”) che nacque agli inizi degli anni 80 e che riprendeva le sonorità beat e psichedeliche dei 60 con un approccio più sperimentale, “punk” (non musicalmente) ed è proprio il suono che andrete ad ascoltare in questo album; un colpo al cuore per chi ha amato (come me) i Rain Parade, i Dream Syndicate o i primi R.E.M., ma siete su Roots! dove non facciamo sconti a nessuno, nemmeno al nostro cuore, ed ecco forse l’unico “limite” di questo Zabrisky, quello di essere (musicalmente) molto derivativo ma è una considerazione personale che può lasciare, come tutte le considerazioni, il tempo che trova. Detto questo sbilanciamoci pure tanto questo fottuto mondo continuerà a sbattersene altamente di quello che pensiamo e continuerà ad andare per i cazzi suoi indipendentemente da considerazioni varie, e allora diciamolo che ci siamo innamorati al primo ascolto di un pezzo come Settembre, arioso, lieve, armonioso, semplice ma non banale, qualcosa che si depositerà nell’anima e metterà radici, come anche la bellissima Big Joe (introdotta dai cori ultrà del Venezia FC), una mid-tempo dalle melodie eteree e sognanti che ricorda moltissimo i Rain Parade di Emergency Third Rail Power Trip, c’è Freccia Del Sud (brano scritto in memoria di Pietro Mennea), atmosfere calde, suoni liquidi, melodie “semplici” (non abbiamo scritto facili), un pezzo che affascina; non sono da meno Pop e Slot, uno sguardo attento sulle nostre miserie o la più spigolosa Cuori Uguali dalle sonorità più Dream Syndicate. Noi ci fermiamo qui ma non quest’album che vi si svelerà pian piano e senza fretta, non aspettatevi il classico capolavoro (parola che qui su Roots! non amiamo usare) ma “solo” un buon album, suonato con passione e con lo spirito giusto, si poteva forse pretendere qualcosina di più in fase di mixaggio (il suono è bello corposo ma a volte un pò “impastato”), non importa, lasciatevi rapire da questi brani in tutta la loro naturalezza e semplicità e se ne parliamo qui su Roots! un motivo c’è; passeranno anche questi tempi bui (il come non è ancora ben chiaro) e la musica, quella fatta bene, al di là di generi o stili, può essere un buon modo per guardare oltre (ma anche per godere o semplicemente per riflettere), questo Zabrisky trasmette qualcosa di onesto e sincero, con tutti i suoi limiti certo ma anche con quella passione e naturalezza che fanno bene all’anima e di questi tempi non è poco; siete su Roots! che come sempre vi augura un buon ascolto. Qui dove potete sollazzarvi del suo ascolto.