
Unruly Girls-Epidemic
by Simone Rossetti
Stiamo attraversando tempi difficilmente inquadrabili, tutto è obliquo, distorto da numeri, eccessi di parole, statistiche più o meno veritiere, la sensazione è quella di muoversi dentro ad un nulla ma senza potersi librare in volo. Nell’attesa di tempi migliori e lasciando la follia a chi crede di guidarci la musica può essere una buona cura ai fini di una sopravvivenza consapevole e responsabile, soprattutto se ci si imbatte in album come questo. Intendiamoci, non aspettatevi miracoli, per sua natura un capolavoro non lo sarà mai ma qui c’è del buono, a partire da quell’osare e mettersi in gioco che ormai è qualcosa di alieno nella nostra cultura italica….Epidemic è soprattutto un album onesto e sincero (anche nei suoi limiti), è realizzato con cura e passione, un bel rischio visti i tempi, un salto nel vuoto. Gli Unruly Girls arrivano da Benevento, sono un duo composto da Humbert Alison e Luigi Limongelli, quelli bravi direbbero “una realtà italiana”, lasciate perdere, la musica, quella fatta bene, non ha bisogno di nazionalismi, ed è proprio in questo infausto 2020 che decideranno di pubblicare per la Dirty Beach questo ultimo loro lavoro….Ve lo diciamo subito, come tutte le cose fatte bene necessita di un minimo di tempo, un ascolto mordi e fuggi non sarà di aiuto nè a voi nè gli renderebbe il giusto merito. Atmosfere shoegaze e dream pop fine anni ’80 primi ’90 ma anche momenti più sperimentali con incursioni in beat pulsanti e nervosi di matrice rave industrial, ottime sonorità e ottimi gli inserti strumentali più “classici” come nella malinconica Chanson Massacre (splendida l’interpretazione e la voce di Maria Pia Santillo) introdotta dalle note dissonanti di un piano al quale subentra un morbido beat caldo e seducente…atmosfere che cambiano in Black Love, un elettro-garage attraversato da distorsioni e suoni fuzz di grande impatto mentre in No Wonder You Want Me Dead sembra di riascoltare i migliori Jesus And Mary Chain ma con un’attitudine ben piantata nel presente…atmosfere che si rilassano nella bellissima Death In April, un piccolo fiore notturno, di quelli che preferiscono i raggi della luna a quelli del sole, ma bisogna dargli il tempo necessario di mostrarsi e molto bella anche la più solare Everyday A Dead Cat un dream pop dalle sonorità elettroacustiche di grande fascino. Consentiteci a questo punto due considerazioni…la prima è che questo album si compone di 13 tracce e forse qui sta il suo vero ed unico limite, mantenere lo stesso livello qualitativo per tutta la sua durata non è cosa semplice, alcuni brani spingono su territori più industrial-punk ma sembrano perdere di originalità (si tratta comunque di una interpretazione personale giustamente non condivisibile) o di restare in una “via di mezzo” ma le qualità non mancano; la seconda considerazione è che finalmente si ascoltano dei brani che hanno un respiro “internazionale”, che poi possano piacere o meno è un altro discorso ma quello che si ascolta è Musica (quella con la M maiuscola), sia a livello compositivo che di produzione, sotto questo aspetto di meglio non era possibile fare. Qui su Roots! non siamo in dovere di pubblicizzare né di compiacere nessuno, Epidemic non è quel capolavoro che troverete nelle più blasonate riviste patinate ma è un ottimo album, con i suoi pregi e difetti certo ma che ci sentiamo di consigliarvi perchè merita più di un banale ascolto “al volo”, e non è poco. Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui).