
Umberto Porcaro – Take Me Home (Featuring Lurrie Bell & Anson Funderburgh)
(2022, Epops Productions)
by Simone Rossetti
Una considerazione e sì banale….Umberto Porcaro, non proprio “l’ultimo arrivato”….ha suonato con tutti i più grandi bluesman (scorrere di una vita permettendo), ha attraversato le terre del blues in lungo e in largo suonando nelle peggiori bettole così come nei festival più rinomati (ad il là ed al di qua di un comune oceano)…..ma secondo voi, onestamente, quanto cazzo credete gliene possa fregare di una “recensione” fatta da buoni a nulla, miserrimi e disfunzionali quali noi siamo?…Zero (in realtà è una persona molto disponibile, cosa che chissà perché non ci aspettavamo….grazie ancora)….Ma ora parliamo (a nostro rischio e pericolo) di Musica, quella con la m maiuscola, parliamo…perché di un recensire non ce ne può fregare di meno, men che mai in questo caso….Siamo agli sgoccioli di un pessimo 2022 (e con un 2023 alle porte che sembra non promettere niente di buono)….domandona, cosa aspettarsi da un album di buon vecchio blues (blues-rock) come questo Take Me Home?? Nulla, solo questo, proprio così com’è, così come suona, nient’altro…ma vi assicuriamo che non ve ne pentirete. Vecchio, ostinatamente “vecchio” così come sono le radici di questa musica e di un “sentirla” ma dal suono (e compositivamente) più moderno, dai sapori anni ’80….e tanto di cappello. Merito delle stratificazioni dell’Hammond di Giulio Campagnolo, di una voce (quella di Umberto) ovviamente “bianca” ma mai forzata per sembrare “altro” (canta con quello che “ha” e va bene così), merito della sua chitarra dal suono “liquido” e delicato (fra un Eric Clapton, un Muddy Waters ed un Santana), merito di una sezione ritmica di gran classe, mai sopra le righe (Stanley Sergeant al basso e Federico Patarnello alla batteria) e merito anche di Lurrie Bell alla voce e chitarra, Anson Funderburgh alla chitarra e Marco Pandolfi all’harp che daranno un loro contributo in alcuni brani….Ci verrebbe da dire (molto stupidamente) che qui di “demoni” non ne troverete (se pensiamo al classico blues e lo confrontiamo con l’eleganza di questo lavoro) ma prestate orecchie ed anima ad una fumosa Rollin Down Below…….Nessuna lista della spesa (quella fatevela da soli in un perenne dissolvervi) Take Me Home è un album da gustare in tutta la sua interezza, lasciandogli un suo tempo….se non fosse che…se non fosse che ci sono dei pezzi che non finiremmo mai di ri-ascoltare quindi vaffanculo…C’è l’eleganza ed il respiro soul di Out The Storm, il groove funky anni ‘70 di Don’t Push Me ma soprattutto una immensa Bring Me Down (lasciatevela per le primi luci dell’alba quando ancora il peggio di questo mondo non si è mostrato, da brivido)….una splendida Love Is Risin’ che non sarebbe dispiaciuta ad un Otis Redding o ad un Wilson Pickett qualsiasi (e da “quaggiù” ci sembra quasi di sentirli)…la titletrack, polvere, oblio, quel necessario guardarsi indietro per andare avanti, trovare la forza di un andare avanti….Accendete lo stereo, mettetevi comodi e condividete un ascolto ed un viaggio che saprà portarvi lontano, molto lontano, senza fretta, senza una meta ben precisa, godete e condividete di questa musica e basta, la vostra anima e chi vi è accanto vi ringrazieranno…..“per così poco??” Si, per così poco. Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui o qui).