
Tommaso Musicista – Memesi
(2021, Musica Orizzontale)
by Simone Rossetti
“Compositore orgogliosamente fallito, non potendo scrivere per le orchestre è stato costretto a reinventarsi produttore di se stesso, apprendendo l’arte dello strumento più odiato: il computer.” (Tommaso Musicista)
C’è del genio in tutto questo ma anche del folle, poi non dite che non vi avevamo avvertito. Tommaso Musicista, tenete bene a mente questo nome, si sa mai che un giorno qualcuno se ne esca fuori affermando che ci troviamo davanti al nuovo Frank Zappa della trap-music o rap-music o della qualsiasi cosa sia-music; e no, non saremo noi a dirlo e per due semplici motivi, il primo è che questa musica non è trap, forse rap ma più probabilmente è altro, il secondo motivo è che certe sonorità (termine sbagliato ma per questa volta passatecelo) più “contemporanee” non sono proprio nelle nostre corde, cosa che credevamo volesse dire qualcosa ed invece abbiamo scoperto che non vuol dire proprio nulla. Geniale? Si, forse, non siamo i più adatti a dirlo ma soprattutto non siamo qui a dispensare elogi, una cosa però è certa e ve la possiamo anticipare subito, prendere o lasciare, in entrambi i casi non ve ne pentirete ma in un solo caso vi darete quella possibilità in più che altrimenti non sapreste di avere. Memesi, album interamente scritto, registrato e prodotto da Tommaso Musicista (Artwork di Lorenzo Lavagna, Master di sonno) e pubblicato dalla piccola ma interessante label-progetto indipendente Musica Orizzontale. A dire la verità non sappiamo nemmeno di cosa effettivamente stiamo parlando/ascoltando ed è proprio questo il suo bello però un “consiglio”, come sempre virgolettato, ve lo diamo volentieri; per apprezzare al meglio questo lavoro, 10 tracce che di per sè non sarebbero nemmeno tante ma in questo caso un numero che fa la differenza, prendetevi il tempo necessario, gustatevi ogni singolo brano, nel caso stoppate e riprendete più tardi ma non ascoltatelo distrattamente perchè non avrebbe alcun senso. Musica e testi; prima parliamo di musica, elettronica, canti gregoriani, musica contemporanea, classica, drone, musica sperimentale e cantautorale, ritmi glitch, techno, ambient e beat di scuola IDM spinti a manetta ma non come erroneamente si potrebbe immaginare; Tommaso divora di tutto, cannibalizza suoni e prospettive, li fa propri e li rivomita in un tutto che “funziona” (termine non appropriato, diciamo che se ne sbatte altamente se funzioni o meno ma funziona). Testi, altra cosa, “nonsense” ad un primo e superficiale ascolto, no, soffermatevi, ascoltate, Tommaso non fa sconti a nessuno, racconta le storture di questi tempi dissacrando con ironia un quieto vivere “mostruoso” ma pur sempre appagante di fronte al quale ormai siamo tutti, chi più chi meno, assuefatti e complici, sembra giocare con le parole e la cosa strana è che in alcuni punti è un sentire anche “divertente”, in realtà sono racconti disturbanti, crudi, consapevolmente ed ineluttabilmente lucidi, e così sia. Va bene, ce n’è abbastanza per chiuderla qui ma non per noi; alcuni brani a caso, scelta di pancia e nient’altro, non i migliori (scelta sempre molto discutibile), il resto, come è giusto che sia, scopritelo da soli. Aprire l’album con un brano come Kyrie vuol dire solo una cosa, ma non sappiamo cosa o non ne siamo certi, “Kyrie eleison” recita il testo, “Signore, pietà” o se preferite “Signore, abbi benevolenza” (si entra in un campo “liturgico” che non è proprio nelle nostre corde), geniale? Fate voi. “E andavamo in pizzeria, a mangiare l’impasto alla curcuma, o alla canapa, con sopra il salmone e la ricottina, le altre coppie hanno le canzoni, noi avevamo la ricottina” ed ancora “per cinque mesi sono stato così bene che ho persino smesso di fare da me, e di bere, ma purtroppo non può continuare, amore, non può continuare”, questa è Eroma, solo un breve assaggio, compositivamente può essere tutto e nulla ma un testo che non lascia scampo, di una desolazione disarmante. “Ohilàlà ohibohlà ohilì ohiqua”, si può iniziare un pezzo a questo modo? Si se si è totalmente folli ma il meglio verrà dopo, “penso alla webcamwhore, prediletta, che mi aspetta, a casa, è così divina che gioca da sola, tutti i giorni…” , questa è Lode ma non fermatevi e continuate l’ascolto da soli perchè il meglio dovrà ancora arrivare, bella, tristemente bella. C’è Cremolata e che dire? Musicalmente interessante, infarcita di bassi melmosi sopra ad un ritmo lento ed incombente e poi ancora lo scorrere fluido delle parole, che spiazza, che affascina talmente è reale, fisico, poetico (?), Pasoliniano (un accostamento/azzardo del quale non ci pentiamo); e si salta alla conclusiva Colpi Di Collo, quasi drammatica, quasi seria, quasi “normale”, immensamente amara, già. Potremmo continuare all’infinito tanto è il piacere (di scivere, leggere, ascoltare, capire) ma ci fermiamo qui, nessuna scusa, nessun compiacimento e nessun consiglio, anzi, forse abbiamo sbagliato tutto e questo Memesi è semplicemente un “cesso” di album che abbiamo mal compreso, ci può stare, quello che possiamo dirvi è che almeno per noi (nelle nostre possibilità e con tutti i nostri limiti) è stato un bel sentire, tradotto, tanta roba, ri-tradotto, tanta poesia, poi si vedrà. Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui).