Roots! n.332 dicembre 2021 The Specials

The Specials - The Specials

The Specials – The Specials

by Simone Rossetti

E’ vero, ogni salto indietro nel tempo fa storia a sé (non solo a livello personale) eppure per alcuni di essi il discorso è diverso, fissano un’epoca, un determinato periodo storico, un immaginario collettivo che trascenderà lo stesso scorrere del tempo, no, non sono tutti uguali. Detto questo preparatevi ad un salto temporale non solo lontano nel tempo ma quanto di più “lontano” ci possa essere da questo presente; era l’ottobre del 1979 quando per la leggendaria 2 Tone Records (fondata dallo stesso tastierista del gruppo Jerry Dammers) uscì questo album di debutto a nome The Specials (già The Automatics poi The Coventry Automatics) e fu subito un’altro sentire. 2 toni, bianco e nero, così come il colore della pelle dei componenti la band, così come era il loro abbigliamento, così come lo era il ritmo in levare che aveva profonde radici nella musica giamaicana, reggae e rocksteady ma con una attitudine più “punk”, segno dei tempi e di un tempo che almeno nel Regno Unito con l’elezione a primo ministro di Margaret Thatcher porterà devastanti cambiamenti sociali (su questo non tutti sarete daccordo, pazienza). Terry Hall e Neville Staple alle voci, Lynval Golding alla chitarra e voce, Roddy Radiation (Roderick Byers) alla chtarra e voce in Concrete Jungle, Jerry Dammers alle tastiere, Horace Panter al basso, John Bradbury alla batteria e Dick Cuthell e Rico Rodriguez ai fiati; musica ska, o meglio, la sua seconda ondata (la prima risaliva alla metà degli anni ’60) che trovò in gruppi come gli Specials, i Madness (dei quali parliamo qui), i Selecter i maggiori esponenti di questo movimento (no, non solo un genere, era proprio una scelta di appartenenza e rivendicazione). E se di acqua sotto i ponti ne è passata (e tracimata) in abbondanza questa musica resta quanto di più frizzante, vitale, necessaria possa ancora esserci, ci si abbandona alle sue note, al suo ritmo, si balla “in levare” e per qualche breve istante ci sentiremo meno soli. Molte cover (motivo in più per regalarvi il piacere di ascoltare anche gli originali) di pezzi rocksteady degli anni ’60 a partire dall’iniziale A Message To You, Rudy singolo di Dandy Livingstone (1967, Ska Beat) qui riletta in una versione più “densa” o la souleggiante Do The Dog di Rufus Thomas che qui esploderà in un irresistibile ska-punk; ci sono le atmosfere reggae di It’s Up To You, la tiratissima Nite Klub con un basso che vi riempirà le budella e la splendida It Doesn’t Make It Alright, quanta classe; e poi ancora Too Hot, la punkeggiante (Dawning Of A) New Era, l’irresistibile groove di Blank Expression, Little Bitch, ma stanno bussando alla porta sulle note rocksteady della conclusiva You’re Wondering Now (di Clement Seymour), è il momento di chiudere e tornare a questo immobile e ristagnante presente ma non temete, se non ne avete (e non ne avrete) ancora abbastanza vi basterà rileggere questo articolo o girare il vinile e far di nuovo scorrere la puntina lungo i suoi solchi. Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui o qui).

Qualcuno una volta ha detto che “bisogna guardare sempre avanti ma se quello che vedo non mi piace allora preferisco guardare indietro”, parole sante. 

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