Roots! n.590 dicembre 2022 The Ronnell Bright Trio – The Ronnell Bright Trio

The Ronnell Bright Trio
The Ronnell Bright Trio

The Ronnell Bright Trio – The Ronnell Bright Trio

(1958, Polydor)

by Simone Rossetti

E’ incredibile come in ambito jazz si possano trovare grandissimi album come altri “minori” e solitamente sconosciuti ai più ma di fronte ai quali noi ci entusiasmiamo ugualmente….Perché vi starete chiedendo….perché meritano di essere sottratti ad un oblio nel quale sono confinati, perché comunque è grande jazz (anche se, come in questo caso, più classico)…..perché Ronnell Bright (1930 – 2021) seppur con una carriera artistica di tutto rispetto (il suo piano ha accompagnato artisti del calibro di Sarah Vaughan, Coleman Hawkins, Anita O’Day, Dizzy Gillespie, Lena Horne, Carmen McRae) ha rilasciato solo 3 album a suo nome e tutti pubblicati fra il 1957 ed il 1958 (ultimo questo The Ronnel Bright Trio registrato in quel di Parigi)…perché questo Trio suona come un “dio minore” comanda (mono) e per quanto sia un jazz standard, oggi sicuramente superato, ha ancora un suo fascino….altro che oblio!! Ronnell Bright al piano (a sua firma 4 degli 8 brani e badate che non è poco), Richard Davis al basso ed Art Morgan alla batteria (entrambi immensi)….bebop ad alte velocità, saliscendi repentini, sezione ritmica a pestare duro e blues proprio come piace a noi e tanta classe…Blues e non potrebbe essere diversamente….Sail ’Em un treno in corsa con due grandi soli a firma Davis e Morgan, due mid-tempo Things Ain’t What They Used To Be e Johny Pate’s Blues (ritmo incalzante e l’eleganza del piano di Bright in un districarsi veramente notevole)….R And R Groove veramente un bel pezzo che non sarebbe dispiaciuto a Monk, già strutturalmente più complesso (solo di batteria superbo) e si prosegue a velocità inarrivabili con la dura The Champ….inarrivabili per noi ma non per questi ragazzi (rifatevi le orecchie)…c’è la classica ballad blues di Easy Listening Blues tutta da godere (se non altro per il solo di Davis, potente, scuro), Chasing Sarah ma dall’incedere piuttosto scontato e la conclusiva Doxology articolata in un blues che però sembra volersi evolvere in altro, leggermente amara e scarna….Scarna ma potente come il suono di questo Trio che purtroppo e ci chiediamo il perché non avrà alcun seguito….Bright continuerà a suonare ed incidere come sideman, probabilmente una scelta, poi piano piano si allontanerà dal circuito musicale (ma immaginiamo non dalla Musica)…persona riservata ma anche un grande musicista…Ascoltatelo, dategli un seguito, sottraetelo ad un oblio che non lo merita….Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui o qui).

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