Roots! n.619 gennaio 2023 The NUV – Belgian Hop[e]

The NUV - Belgian Hop[e]

The NUV – Belgian Hop[e]

(2021, Moquette Records / Mottow Soundz)

by Simone Rossetti

Un articolo che sia per quanto e nel possible “oggettivo” è sicuramente degno di nota….breve, conciso, con tutte le info del caso e magari con anche un voto finale (o qualche stellina) a riassumere e definire un tutto…..bello, solo che qui di una minestra surgelata da supermercato non sappiamo che farcene (e ce ne scusiamo)….Quello che andrete a leggere sarà solo il risultato di un pessimo “sentire” (il nostro), di pancia e di budella, non dobbiamo compiacere nessuno e non crediamo di avere la verità in tasca ma rispetto per tutti a prescindere (anche per quel nostro “sentire” che sappiamo essere discutibile). I milanesi The NUV (Demis Maloy Tripodi alla voce e chitarra, Andrea Caristo alla batteria e Dante Brin al basso) qui al loro terzo album (e tre album alle spalle non sono pochi) motivo per il quale ci siamo andati ad ascoltare anche i loro precedenti lavori, tanto per capirci qualcosa di più….E sì, tutto evolve (come è naturale che sia) se poi in un “meglio od in un peggio” non spetta a noi dirlo ma voltiamo pagina e torniamo ad un oggi. Punto 1….questi ragazzi hanno tutte le qualità (tecniche e compositive) per fare quel salto in “ambienti/canali” ben più remunerativi (per ascolto e visibilità….sempre che quel salto gli interessi farlo). Punto 2…testi in inglese, scelta artistica non discutibile ma se solo osassero un “italiano” probabilmente (forse, crediamo) l’impatto sarebbe altro. Punto 3 e qui veniamo al nocciolo di un tutto…portate pazienza…Con la giusta perseveranza questi ragazzi arriveranno lontano ma non certo (purtroppo) con pezzi come lo psycho-blues di Check Out direttamente da un tempo oramai oblio né con il post hardcore zona Wire di Supervisor (alla seconda voce una bravissima Annalisa Lanzo) od ancora con Dead Frog (un bassone a trapanarci un’anima oramai in dismissione)….Poi c’è un resto, un indie-alternative rock “moderno” e sicuramente piacevole che farà la gioia di molti (meno la nostra ma qui si entra in ambiti strettamente personali)…Clockhurt ha il tiro giusto così come Gold Digger dal bel refrain, Pulp!, una scintillante Spillover questa veramente niente male ma dal momento che siamo “disfunzionali” diciamo anche che il suono “indie” e la voce effettata proprio non ci convincono così come nell’incedere quasi dark-wave di The Wolf Of Green Street…..Pensandoci bene sembra quasi di ascoltare due diverse band (se non tre con la più onirica e conclusiva Buena Suerte)…ma se la cosa ha funzionato per i Beatles con il loro doppio album bianco perché non dovrebbe funzionare per questi ragazzi? A ciascuno un suo (un suo suonare ed un proprio sentire…unica e semplice verità) ed in attesa di un seguito (musicalmente non scontato) da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui o qui).

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