Roots! n.421 aprile 2022 The Desperate Call Of The Sea – Mare Elefante

The Desperate Call Of The Sea - Mare Elefante

The Desperate Call Of The Sea – Mare Elefante

(2022, Dream Dump Record)

by Simone Rossetti

Samuel Fabio, come dire The Desperate Call Of The Sea, come dire la sua chitarra, la sua voce, un suo intimo “spazio”, la sua musica. A suo tempo ne avevamo parlato qui, era il suo primo lavoro “solo un piccolo album suonato, registrato e mixato alla meno peggio ma che riuscirà a sorprendervi e non chiedeteci il perché”. “Ma quanto bello è complicare tutto? mi guardi, è inutile, io resto immobile a rovinare tutto, il mare non ti scorderà, e forse neanche io, certo è stupido, ma sono soltanto io, la terra ci nasconderà, il resto è oblio” da Mare Elefante, titolo splendido ma che nasconde anche un universo strettamente personale e non facilmente “recepibile”; a differenza dell’omonimo esordio qui i testi saranno in italiano, i testi quindi una “sua voce”, un ri-mettersi in gioco, interessante argomento di discussione ma non ora, ora ci sono solo queste 7 tracce suonate in compagnia di “qualche amico prezioso” (Uncle Sam alla chitarra e voci, Padre J e Shin D’Ramma alternativamente alle percussioni e Ian Burma al master); un sentire quasi “rubato” tanto si ha la percezione di una ancora timida “prima volta” perché raccontare/raccontarsi non è mai facile, “Se queste cassette, Suonassero sempre, La malinconia, E le tue unghie mangiate… E poi noi, sbiaditi, Bè ci saremo sbagliati, Io mi sarei sbagliato, Perché non ci riavvolgiamo mai?” da Cassette. Dream pop, shoegaze ma sempre in una dimensione acustica e molto intima, dall’incedere più rock (con una interessante vena cantautorale) Malaussène e Altro Da Dire, una “veste” alla quale non eravamo preparati ma che sì, aggiustando un po’ il tiro potrebbe funzionare (la voce ci sembra leggermente “forzata” mentre l’avremmo preferita più “al naturale” ma sono considerazioni che lasciano il tempo che trovano) mentre la più dura ed amara Mistral ha una crudezza quasi punk, un bel pezzo anche se sposterà molto l’ago della bilancia verso un sentire altro; c’è Farvel violenta e tenera insieme, sporca ma che profuma di “pulito” (forse il pezzo più definito nella sua semplicità) ed infine a chiudere una malinconica Arginiconservo un cerchio in un incarto con su scritto “(io) mi fido.” sconsolatamente bella. Samuel Fabio e la sua musica, basterebbe questo poi se si vuol parlare di musica (non un semplice “recensire”) molto liberamente e discutibilmente potremmo dire che la strada è quella giusta, che questo Mare Elefante è solo un primo necessario passo ancora in divenire, che la voce sembra “nascondersi” mentre meriterebbe di “aria”, che un lavoro “compiuto” richiede tempo ed una consapevolezza che solo questo tempo (ed un guardarsi intorno oltre che dentro) può dare, che quello che alla fine conta è un’onestà artistica senza compromessi (cosa non scontata ma che a Samuel non manca), quell’album che più lo ascoltiamo e più ne intuiamo le possibilità. Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui). Profilo Instagram sammyf2000.      

Dream Dump Record

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