
The Cure – Three Imaginary Boys
(1979, Fiction Records)
by Simone Rossetti
E che dire a proposito di questo Three Imaginary Boys?….E’ punk? E’ post punk? E’ altro?…..ancora oggi non lo sappiamo (almeno noi poi ci saranno anche quelli bravi che lo sanno o meglio che credono di saperlo) ma nel dubbio è un ascoltare superbo, diverso, straniante….si fa presto a dire punk. Album che musicalmente parlando non avrà alcun seguito (sia nell’immensa discografia dei The Cure ma anche più in generale), un lavoro che vive e risplende in una dimensione tutta sua, sfuggevole, irreale, un nulla eppure affascinante. C’è qualcosa di demoniaco e perverso in questo loro debutto datato 1979 sicuramente “approssimativo” e di difficile interpretazione (….gli ancora giovanissimi Robert Smith alla voce e chitarre, Michael Dempsey al basso e Lol Tolhurst alla batteria), un “seguito” che sarà completamente altro ma anche un prima (punk) lo sarà altrettanto. Il rintoccare elettrico di 10:15 Saturday Night a straziare anima e budella, l’ambigua Accuracy, la malinconica Another Day, il punk spiazzante di Grinding Halt, di Object, di So What, di It’s Not You…le immense Fire In Cairo, Meathook e la title track (forse l’unica traccia a fare da ponte a quello che poi saranno i Cure in tutta loro compiutezza)….Immaturo? Geniale!…una musica che sembra “voler esistere” solo nel momento in cui la si ascolta per poi far ritorno ad un nulla, nessun passato, nessun presente, nessun futuro….da godere e da condividere. Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui o qui).