
The Cure – Disintegration
(1989, Fiction Records)
by Simone Rossetti
A malincuore ma devo ammeterlo….più ascolto questo album (ostinatamente ed a oltranza) e meno ne vengo a capo…..una cosa è certa, sia che lo si possa definire “bello/capolavoro” o meno necessita di una chiave di lettura che almeno personalmente non ho ancora trovato e che a questo punto visto il tempo trascorso dubito che la troverò più…..1989, già altro, già altro il post-punk degli esordi (ne parliamo qui), già altro la dark wave della loro trilogia ‘80/’82, già altro le derive pop-dark di The Top, The Head On The Door, Kiss Me, Kiss Me, Kiss Me…..Gli anni ’90 alle porte, dissidi interni vari, la fuoriuscita di Lol Tolhurst (insieme a Smith uno dei membri fondatori dei Cure….tutto dire) ed un disagio personale (dello stesso Robert Smith) a definire nuovi assetti e geometrie sonore…e per il momento è tutto. Disintegration è un album che vorrebbe essere altro ma che non lo sarà o lo sarà solo in parte….intendiamoci, un bell’album lo è (una scaletta di brani che tanto di cappello) eppure qualcosa non ci torna perché se è vero come ci ricorda quel vecchio detto che “il gioco è bello quando dura poco” tutte queste orchestrazioni a rimarcare/sottolineare/allungare un tema francamente non ci convincono del tutto, orchestrazioni che arrivati a metà dell’album (in tutto le tracce saranno 12) anche basta (senza nulla togliere alla loro bellezza)……A salvarsi, in parte, la più dura Fascination Street, la title track e Untitled (Senza Titolo ma che ben rappresenta le contraddizioni di questo lavoro)….Poi, poi c’è il pop elegante di Lullaby, di Love Song, le atmosfere sognanti di Pictures Of You e Last Dance, la malinconia di The Same Deep Water As You e di Homesick (e sì queste splendide ma in un ritorno al passato che sa già di minestra riscaldata)….Album “di mezzo”, opera a sé che non troverà seguito e che si spegnerà così, brillando di solitudine come una stella morta (Plainsong)….Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui o qui).