
The Cecil Taylor Quartet – Looking Ahead!
(1959, Contemporary Records)
by Simone Rossetti
Se la musica fosse solo un cazzo di ascoltare….no, non è così…e quante storie (di quanti individuali scorrere) ci narra questo album…certo, “a priori” (siamo pur sempre nel 2022 e questo lavoro risale al 1959) ma non importa….è quell’oblio che ostinatamente un tutto inghiotte ed un giorno inghiottirà anche noi…..domani forse ma non ora.
Al vibrafono Earl Griffith (1926 – 1961), di lui si hanno pochissime notizie praticamente zero…e allora ascoltatelo e basta, godete della sua musica, di un suo osare oltre ma anche legato ad un jazz più classico…Denis Charles alla batteria (1933 – 1998), immenso, lui non suona, destruttura, “distrugge”, ricompone, riassembla, dà un input…Buell Neidlinger (1936 – 2018) al contrabbasso, mai sazio in ogni singola nota e poi Cecil Taylor (1929 – 2018), pianista, poeta, scrittore e la sua musica (un suo sentire) disarmonica….disarmante e disarmantemente bella….Troppo per questo fottuto mondo, in un libero pensare e spingersi sempre oltre, non facile, non sempre compreso, sicuramente ostico ma prima di comprenderlo (di un entrarci) una scelta…..E tutti aspettano (sembrano aspettare) che le note del piano si “definiscano” in una linea armonico-melodica che forse verrà, forse no…..sono i primi minuti di Luyah! The Glorious Step, le note del piano, poi entrano il vibrafono ed il contrabbasso ed infine la “frustata” ritmica della batteria…e da qui in poi ascolterete altro….Non propriamente “free-jazz” (etichetta di genere che non vuol dire un cazzo) ma un esplodere disarmonico, dissonante fra stili e generi diversi, dal bebop all’hardbop, al modale…Monk, Tristano, Coltrane, Davis….un tutto che riletto e reinterpretato saprà farsi altro….African Violets, immensa, quasi una standard-ballad ma “disinforme”, disturbante (ascoltatevi il solo lasciato alle bacchette di Denis Charles e vi verrà da chiedervi “ma cosa cazzo c’entra???”…..C’entra, non sappiamo come ma c’entra ed è questo il bello…..Of What a pestare duro e dissonante, profuma di legno stagionato sotto i colpi secchi delle corde del contrabbasso di Neidlinger, potente, crudo…..C’è Wallering musica classica-contemporanea in una sub-forma jazz, il quasi blues di Toll (quasi perché non si sfamerà di questo) ed infine la conclusiva Excursion On A Wobbly Rail disossata fino al midollo e che sentire!…Già…che sentire…difficile avvicinarsi al jazz con un album come questo, difficile per chi preferisce il classico jazz (tema, esposizione, tema)…difficile per chi pensa che il jazz siano sempre “le stesse note” e difficile per chi (ma non ce ne può fregare di meno) è chiuso in un pensiero miserrimo. Album quasi immenso…o forse immenso, non lo sappiamo e non abbiamo la pretesa di saperlo…da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui o qui).