
Autore: TAFF
Titolo: Beat -Pocalypse
Tracks: 1. Distance – 2. Parasite – 3. As We Want – 4. Loop – 5. Presumption – 6. I Don’t Wanna Go Out – 7. Charlie
Anno: 2021
Genere: Sinth-wave, Alternative, indie-pop, electronic exp- drum project
Città: Milano
Componenti: TAFF (batteria, drum-machine, sinths, voce)
Etichetta: autoprodotto
Formato: digitale
Sito web: TAFF
TAFF-Beat -Pocalypse
by Simone Rossetti
TAFF, artista milanese qui al suo album di debutto (un “drum solo project”) interamente a suo nome e diciamolo subito, un approccio ed uno stile particolari ed interessanti che denotano la ricerca di una proprio percorso musicale/artistico fuori dalla mediocrità dei soliti prodotti di massa, che poi sia un lavoro riuscito, non riuscito o riuscito solo in parte non spetta a noi dirlo, primo perchè i gusti personali restano personali, secondo perchè qui su Roots! non si “giudica”, recensiamo e parliamo di musica a 360° (motivo per il quale abbiamo abbandonato quella gabbia mentale del voto a fine recensione). Detto questo le considerazioni restano, poi possono essere condivisibili o meno, confrontabili, anche errate (capita) ma questo è il rischio da correre se si vuole parlare di musica. Beat -Pocalypse, un album che inizialmente ci ha lasciato un pò perplessi, no, non in senso negativo ma per la sua musica; una elettro sinth-wave di scuola anni 80 e 90 incentrata principalmente sullo sviluppo armonico e l’interazione fra pattern ritmici acustici ed elettronici, un lavoro (ed uno studio) certosino ma forse “troppo”, comunque ci arriveremo. Abbiamo detto “drum solo project” ed è vero perchè il progetto è fondamentalmente ritmico ma poi c’è la musica, ci sono i brani, quello che ascoltiamo, un risultato che è la “somma” di un tutto; “tecnicamente” ottimo e con delle buone intuizioni compositive, l’ascolto è piacevole, i refrain sono accattivanti, insomma, ha il tiro giusto per un prodotto moderno che “piaccia”; niente di male in questo, anzi, ognuno vive la propria arte come meglio crede. Fermi un attimo, prima andate ad ascoltarvi la traccia di chiusura di questo lavoro, Charlie, brano un pò fuori contesto rispetto agli altri, più cupo, malinconico e con una, solitamente predominante, sezione ritmica qui solo tratteggiata, è in questa dimensione più intima e lontana dai soliti clichés musicali che viene fuori al meglio l’originalità compositiva di Taff (fra l’altro anche una discreta voce quando è naturale e non effettata come avviene in altre situazioni), prendete ad esempio un brano come Distance, un sinth-pop dalle buone intuizioni ritmico-compositive di scuola anni 80 ma che poi andrà a “perdersi” in un refrain che seppur buono saprà fin troppo di accomodante e radiofonico (forse troppo “gonfiato” da effetti vari), attenzione, sono solo considerazioni che possono lasciare il tempo che trovano, siamo certi che ai più queste sonorità “moderne” non dispiaceranno; buone intuizioni anche nella danzereccia Loop con un refrain centratissimo che ben si sposa con le evoluzioni ritmico-acustiche ed i beat sintetici, un pezzo da classifica eppure qualcosa non torna, non ci soddisfa, cioè, Taff ci sa fare e lo si intuisce dal lavoro e dalla passione che ci sono dietro questo progetto, ed è un peccato perchè forse manca proprio di quell’osare in più, mettere da parte quella piacevolezza formale “da visibilità” per concentrarsi interamente sulla musica come forma di espressione e linguaggio. Si prosegue con Presumption, altro buon “studio” ma con una ritmica forse fin troppo ridondante e pesa rispetto alle delicate armonie del brano, c’è anche una interessante cover di I Don’t Wanna Go Out di Graham Coxon (Blur), l’originale è un bel pezzo di tiratissimo punk-rock ma che qui ne conserva solo l’input per poi evolvere su territori più indie-rock nostrani. Vi starete chiedendo “ma allora questo album com’è?”; ci sono tre “modi” per ascoltare, il primo, non piace e si cambia o si spegne, il secondo, piace perchè fa star bene o comunque è quello di cui si sente il bisogno e va bene così, basta e avanza, infine il terzo, buono e piacevole quanto si vuole ma lo “spessore”? Per capirsi lo spessore è quella cosa che differenzia una qualsiasi mozzarella da supermercato dall’Arte (parola astratta ed oscura ma che esiste ancora); uno spessore che in questo esordio di Taff non manca ma che necessita di uno scavare oltre, spesso doloroso e mai semplice, quel mettersi in gioco senza compromessi, tirare dritto per la prorpia strada; scelte artistiche e personali sulle quali non ci esprimiamo e che meritano comunque rispetto. Un debutto al quale giustamente non è possibile chiedere di più (per ora), in attesa di un suo seguito gustatevi questo Beat -Pocalypse senza preconcetti di sorta e non vi deluderà (altrimenti non saremmo qui a parlarne); da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui).