
Sintesi Del Viaggio Di Es – Gli Alberi Di Stavropol
(2022, Lizard Records)
by Simone Rossetti
No e lo diciamo senza alcuna presunzione di verità od altro, anzi, lo riconosciamo come un nostro limite ma il progressive-rock cantautorale di scuola anni ’70 non rientra proprio nelle nostre corde, questione di attitudine, un pò come il gelato al pistacchio (o dopo averlo assaggiato una prima volta piace o non piacerà mai più); eppure questo lavoro dei Sintesi ha un qualcosa che ci affascina, prog ma ad un attento ascolto anche influenze post-punk e krautrock di scuola anni ’80, album interessante, forse non un capolavoro ma se guardiamo all’attuale panorama nazional-popolare-musicale allora tanto di cappello perchè cimentarsi in un tale viaggio/opera/concept-album non è cosa da tutti i giorni (soprattutto di questi tempi dove l’unica logica sembra essere quella legata ad un riscontro di visibilità/economico). Marco Giovannini alla voce, Sauro Musi alla chitarra, Valerio Roda al basso, Maurizio Pezzoli alle tastiere, Eleonora Montenegro al flauto traverso e Nicola Alberghini alla batteria, non solo, ci sono gli alberi di Stavropol, Caucaso del Nord, il monte Elbrus, terre aspre fatte di vento e leggende, quell’oblio che seppur fisicamente lontano sembra da sempre appartenerci e poi c’è l’Es, quella “cosa” (istinto primordiale) che darà poi vita al Io ed al Super Io (ma per saperne di più rivolgetevi direttamente a Freud, è tutta farina del suo sacco e non certo nostra). Album notevole a prescindere da un genere ma su questo ci ritorneremo, un concept album che richiede un “suo” tempo e non il nostro (e qui sta la sua bellezza); Come Le Foglie Parte 1 è il “primo passo” di questo viaggio, il brano di apertura, un tema dalle sonorità prog arricchito dalle note del flauto traverso della brava Eleonora Montenegro mentre dall’incedere più cupo sarà la successiva Gli Alberi Di Stavropol che stranamente ad un certo punto ci ricorda i primi Diaframma (quelli post-punk degli anni ’80) ma con un’approccio più malinconico ed autunnale, un bel pezzo che non sarebbe dispiaciuto agli Area o agli Osanna; Regina In Lacrime e L’Età D’Oro ci trasportano in un hard-rock di scuola anni ’70 con belle aperture armonico-melodiche, la voce di Giovannini non è ovviamente quella di un Ronnie James Dio ma fa il suo e ben si integra con queste oniriche atmosfere (un bel sentire anche la chitarra di Sauro Musi dal suono molto classic-rock). Poi ci sono i 2 minuti e 15 secondi della strumentale Adria, una ballata dolce e malinconica che brilla di luce propria e che da sola basterebbe a spiegare del perchè siamo qui a parlare di questo lavoro e non di un altro. E quanto prog nelle atmosfere classicheggianti di Una Nuova Passeggiata fra Genesis e Jethro Tull o nella strumentale e PinkFloydiana Grazie Per Gli Anni E Per I Giorni, ed infine a/e per chiudere in bellezza la lunga Il Viaggio Di Es attraversata da un senso di solitudine reale, doloroso, oltre 14 minuti dove gli SDVDE si spingeranno in variazioni sul tema veramente notevoli spaziando dal prog, al rock, al krautrock; abbiamo tirato in ballo gli Osanna e gli Area e visto che siamo qui per parlare (parlare, non “recensire”) di musica concedeteci una considerazione a pelle, non troppo ragionata altrimenti non la finiremmo più, i Sintesi sono bravi (questo è il loro secondo album dopo Il Sole Alle Spalle del 2017) e fortunatamente non si limitano ad un semplice copia-incolla di un periodo (musicalmente parlando) che ormai appartiene ad un passato non più riproponibile ma hanno una loro personalità, una propria voce, quello che forse “non sentiamo” (per nostro limite) è quell’irruenza dettata più dalla pancia che dal “cervello” che avevano i grandi gruppi prog del passato, quell’osare che a tratti si percepisce ma che sembra stentare a liberarsi definitivamente in volo ed è un peccato perchè a questi ragazzi possibilità ed intuizioni non mancano. Bene, album che a prescindere possa essere più o meno nelle vostre preferenze di genere è un bel sentire, “diverso”, quel Viaggio che una volta intrapreso “prende” ed affascina per qualche strana alchimia che anche a noi sfugge ma che senza dubbio merita. Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui o qui).