Roots! n.238 agosto 2021 S:Bahn

S:Bahn-Queen Of Diamonds

S:Bahn-Queen Of Diamonds

by Simone Rossetti

Da Melbourne, Australia; anche se il loro nome vi dirà poco o nulla questi S:Bahn sono una grande band di hardcore (molti forse direbbero post-hardcore ma non noi); in attività già dalla seconda metà degli anni 90 eppure questo Queen Of Diamonds è solamente il loro secondo album in studio se si escludono alcuni Ep e qualche singolo fra pause, cambi di formazione e progetti paralleli, un “ritorno” a tutti gli effetti quindi ma che vi anticipiamo subito è tanta roba. Hardcore o post cambia poco, una musica che sembra provenire da un passato oramai remoto, Circle Jerks, Minutemen, Fugazi, Mission Of Burma, Minor Threat, NoMeansNo, Wire, un sentire che in questi tempi bui e plastificati riscalda l’anima e qualche volta la infiamma. Album pubblicato per la label francese Polaks Records nel febbraio di un’ancora incerto 2021 e disponibile sia in formato digitale che nel sempre consigliatissimo vinile; Kristian Brenchley alla chitarra, Denis Leadbeater alla batteria, Dik Detonic alla chitarra e voce (tutti e tre componenti originari degli S:Bahn) ed il nuvo arrivato René Schaeffer (The Bites, Banish) al basso, questo è quanto e basta e avanza. Non solo hardcore ma anche influenze post-punk e no-wave con un approccio forse più “moderno” ma le radici sono quelle e l’attitudine anche, ecco allora che ci poniamo la fatidica domanda, ha ancora un senso oggi riproporre questa musica? Si, se c’è passione ed onestà, si perché la musica quando è fatta bene non è una semplice mozzarella da supermercato con data di scadenza e soprattutto se si ha ancora qualcosa da dire, perché finita non lo è mai, anche quando lo può sembrare (per chiarire che gli S:Bahn non fanno un banale e posticcio revival); bene, ora appoggiate la puntina del vostro stereo su questo vinile nero, alzate al massimo la manopola del volume e lasciatelo girare come se questo fottuto mondo non avesse più alcun senso (difficile pensare il contrario). E da dove iniziare se non dalla splendida We Move e dal suo scorrere drammatico e dissonante, dal cantato in forma declamata di Detonic che dilania e si fa poesia ed infine una sezione ritmica di tutto rispetto; più “leggera” Exhaustion con un bel refrain in pieno stile punk-rock anni 80 che vi farà sobbalzare le chiappe e cadere qualche lacrimuccia, c’è 100’s and 1000’s altro piccolo capolavoro hardcore post-punk dall’incedere più morbido e scuro che non vi lascerà scampo; una breve considerazione, questo Queen Of Diamonds è un album “strano”, nel senso che affascina e lo si ascolta bene ma allo stesso tempo non è così facile, un album “di pancia” che non fa concessione alcuna ad una presunta più o meno piacevolezza eppure è di una intensità e di uno scorrere così naturale da lasciare disorientati. Touch, Breathe In Deep, Sync Or Swim, The Tide That Pulls Me Away From You sono tutti pezzi che brillano e bruciano di luce propria, unico “limite” (se così si può chiamare) è quell’effetto “nostalgia” che inevitabilmente porta la testa ed il cuore altrove appannando, forse, l’originalità di questi brani; se avete qualche dubbio ascoltatevi Pulse dalle reminescenze paisley underground e con un refrain che non sarebbe dispiaciuto ai primi Dream Syndicate o la conclusiva ed oscura BlankScreens in un crescendo ritmico armonico di cristallina bellezza. Lo sappiamo, ci siamo innamorati di questo piccolissimo album, forse sbagliando, una debolezza ma non ce ne pentiamo (e comunque non ce ne potrebbe fregare di meno); non è ovviamente un consiglio (cosa che qui non diamo) ma se ne avete la possibilità dategli un ascolto, perché lo merita e perchè è quella possibilità in più che altrimenti non sapreste di avere; da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui o qui).

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