
River Blonde – Garage Blues
(2023, Bloos Records)
by Simone Rossetti
C’era una volta il blues e sempre ci sarà…..Perché il blues non lo si può scegliere, il blues è un “corto circuito”, un qualcosa che implode dentro quando uno meno se lo aspetta, bastano due note (ma anche una) e da questo momento in poi avrete realizzato un tutto. Per scelta eviteremo i soliti “luoghi comuni” che non renderebbero merito alla musica di questi ragazzi (ex-ragazzi) Stefano Tavernese alla voce, chitarre e violino, Armando Serafini alle percussioni e Lucio Villani al basso elettrico (nomi che forse vi suoneranno familiari)…con una precisazione (non da poco e che farà una differenza sostanziale), questo loro secondo lavoro al seguito di The Heart, The Healer & The Holy Groove non è un album di musica strettamente blues, i River Blonde abbracciano tutta la tradizione e le radici della Roots music americana in un viaggio indietro nel tempo che non è solo un “riproporre” ma anche un reinterpretare (su questo ci ritorneremo su)…..Si passa così dallo spiritual in crescendo di una bellissima Mad Men (perdizione ed oblio) al R&B di If You Are A Rock e Police Dog Blues (Blind Blake vi dice nulla?) al blues più rurale (terre bagnate dalle acque limacciose ed oscure del Mississippi) di Almost Like The Blues (cover del brano a firma Leonard Cohen) fino alle folk’s ballad di Shine On, If e Deep Of My Heart (tre piccoli gioiellini acustici di rara bellezza) ma ci sarà anche spazio per le atmosfere più elettriche (Chicago blues) di Morning Light Blues e Cluck Old Hen, il tutto fra sapori, aromi, profumi bluegrass, country, hillbilly, boogie woogie…un gran bel sentire. C’è storia, tradizione, passione in questo Garage Blues ed anche una piacevolezza/ricercatezza/rilettura di ascolto più “moderna”….e qui una considerazione del tutto soggettiva e discutibile (concedetecela dal momento che il nostro non è un “recensire” ma un più “semplice” parlare di musica molto serenamente e liberamente)….una piacevolezza che apprezziamo ma che è anche una piacevolezza “dì e per questi tempi” e dai quali non si scappa…. Che ci/vi piaccia o meno siamo in un infausto 2023…in realtà è così che deve essere/suonare questa musica, in caso contrario saremmo a parlarvi di un mero revival fine a se stesso (forse….c’è però sempre quel forse). A prescindere tanto di cappello ai River Blond ed un arrivederci lungo le strade del blues, godete e condividete. Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui o qui).