Roots! n.577 Rise Of The Stateless Wolf – Year Of The Snake

Rise Of The Stateless Wolf - Year Of The Snake

Rise Of The Stateless Wolf – Year Of The Snake

(2022, Italian Extreme Underground)

by Simone Rossetti

This is the journey through the desert of the modern man that wants to turn to dust the heritage of the First Men in the name of progress.” (R.O.T.S.W.)

E potremmo iniziare anche da qui…da quello che “ci è dato” e quotidianamente subiamo nel nome di un “progresso” che in realtà diventa sempre più difficile da comprendere come tale ma del quale ne siamo (è quello che “ci chiedono” e con un amaro prezzo da pagare) completamente (chi lo avrebbe mai detto) assuefatti….E così mentre ci lasciamo divorare a vicenda (ed in una dimensione più intima) ecco piombarci fra capo e collo con una violenza “inaudita”….no, con una violenza viscerale, vera, viva, la musica (qualcosa fra sludge, noise-core, black metal) di questi ragazzi di Biella (R.O.T.S.W.) che per la cronaca sono A: string nomad / spiritual throat, F: string and fury throat e R: concussive ritual….qui al loro album di debutto dopo una prima demo del 2020 Year Of The Rats…..Album oscuro, ostico ma non così “impenetrabile”…in fondo è tutta “farina del nostro sacco”, di un nostro quotidiano e distorto scorrere….c’è anche molto uso di elettronica-crust (nell’introduttiva Purification Rites, Four Severed Hands e nella conclusiva He Who Remains I) a rendere un tutto ancora più abissale ma almeno noi li preferiamo quando smembrano i loro strumenti a mani nude…”Fucking world!” ed ecco partire una titletrack devastante fra continui cambi di ritmo ed un cantato in growl che ci ricorda tanto i Crowbar di Kirk Windstein….c’è tutta la “melma” di scuola sludge nella successiva Psychic Nomadism dove tutto si lacera e affoga in un putridume dal quale non si intravede luce (a comandare sono sempre “loro”, i padroni di questo fottuto mondo…pretendete davvero di intravedere una qualche flebile luce??). A.W.W.G. violenza allo stato puro e senza concessione alcuna eppure nel “refrain” si apre ad una bella progressione armonica quasi malinconica…black metal al 100%, di quello più nero (Mayhem) e sulle stesse “frequenze” anche The Woodsman And The Corn God Ritual con una sezione ritmica che tanto di cappello….Questo è quanto (non tutto, solo un po’ e solo nel nostro piccolo), se vi aspettate di ascoltare Al Bano e Romina passate pure ad altro, se vi aspettate di ascoltare qualcosa che non vi chieda un “confronto/riflessione” passate ugualmente ad altro e nessuno vi giudicherà per questo, se invece vi aspettate di ascoltare qualcosa che sia “godere e dolore” allo stesso tempo allora l’avete trovato e (ma tanto lo sapete già) non c’è cosa peggio/non c’è cosa meglio. Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui).

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