Roots! n.614 febbraio 2023 Richard Davis – The Philosophy Of The Spiritual

Richard Davis - The Philosophy Of The Spiritual

Richard Davis – The Philosophy Of The Spiritual

(1972, Cobblestone Records)

by Simone Rossetti

Musician, Teacher, Activist.

Richard Davis….Una discografia immensa fra collaborazioni, riconoscimenti, impegno sociale….jazz prima di tutto ma anche un resto…rock, pop, classica, un sentire la musica ed un confrontarvisi a 360°…musica sopra ad un tutto, musica come elevazione e riscatto, musica come consapevolezza. Richard Davis nasce il 15 aprile del 1930 in quel di Chicago, Illinois…oggi siamo nel 2023…

The Philosophy Of The Spiritual è, a prescindere che siate o meno amanti del jazz, un album “stratosferico”….no abbiamo sbagliato…..è un album di tenera ed umana bellezza quindi fragilissima ma vi assicuriamo ad un sentire potente come un album di puro black metal nordico (la differenza sta solo in una etichetta di genere). Davis al contrabbasso (suonato con l’archetto) qui insieme a Bill Lee sempre al contrabbasso (quasi tutte le composizioni porteranno la sua firma), Chick Corea al piano, Sonny Brown alla batteria, Frankie Dunlop alle percussioni e Sam Brown alla chitarra….Musica non semplice come “approccio compositivo” ma di una intensità senza pari, senza tempo…richiami classici, blues, ripartenze jazz…Musica a 360° dalle atmosfere notturne, di bellezza crepuscolare, “vecchia” e forse splendida per questo. I primi minuti di Dear Old Stockholm a racchiudere un tutto, a devastare un tutto per poi esplodere in un incendiario jazz di scuola bebop fino al crescendo finale a riprendere il tema iniziale…La dolcissima e malinconica Monica introdotta dalla chitarra classica di Sam Brown dai profumi parigini che fanno tanto Nouvelle Vague….Oh My God (a firma Nadi Koma) di cristallina e pura bellezza…qualcosa di superbo, disturbante, abisso e redenzione insieme. C’è l’intro per solo contrabbasso di The Rabbi in un sentire d’altri tempi, il cupo incedere blues di Baby Sweets e la conclusiva spagnoleggiante Juan Valdez dal tema forse fin troppo “folkloristico” ma aspettate di ascoltare un seguito.

Sottrarlo ad un oblio, questo è il nostro compito (ci proviamo, nessuno ce lo ha chiesto ma non ce ne può fregare di meno), un tornare (un farvi tornare) a “meravigliarsi” ascoltando “altro”  che poi si tratti di black metal o di un “semplice” album jazz non ha alcuna importanza….molto stupidamente (si dirà..e tant’è) crediamo che questa musica abbia ancora un senso ed alla faccia di un tutto. Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui e poi magari anche altrove…).

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