
Ra Di Spina – Ra Di Spina
(2022, Sponda Sud / Bulbart)
by Simone Rossetti
Molto serenamente ed onestamente ma di fronte a questa Musica ci sentiamo (lo siamo) dei perfetti cialtroni ignoranti nudi e crudi motivo per il quale non aspettatevi altro o di meglio; a Napoli direbbero “ma c’ten’fott”, qui non lo sappiamo, forse “ma c’importa na segha”, in realtà ci importa perchè viviamo questa “mancanza” come un limite, a salvarci, forse (ma non è detto), la curiosità. Una musica che appartiene ad un altro luogo e ad un altro tempo, ad una storia secolare che nel bene e nel male ci “accomuna”; lo sappiamo, alcuni di voi (generalizzando, termine che non ci piace ma che purtroppo esiste ed un motivo c’è) avranno da storcere il naso di fronte a questo “accomuna”, parola che in questo new-evo pandemico post moderno (ma pandemico o meno non cambierebbe nulla) alcuni non “gradiranno”, scelte personali e come sempre, almeno per noi, “non discutibili”; fortunatamente la musica sa andare oltre alle nostre bassezze quotidiane ed anche alla nostra ignoranza, un buon motivo (ci siamo detti) per parlare di questo lavoro. Da dove cominciare, il solo saperlo sarebbe una presunzione per noi troppo grande, vi basti questo “La voce è radice, radiografia dell’essere” (Cit. Ra Di Spina); Laura Cuomo, Francesco Luongo e Sonia Totaro (bravissimi) ma non vogliamo inoltrarci in territori a noi “ostili” e dei quali non ne avremmo le necessarie competenze vi basti sapere che sono tre voci dalle esperienze musicalmente “diverse” (etnomusicologia, canto popolare, canto lirico), una musica popolare/corale dalle radici antichissime che si perdono nella notte dei tempi (altro che rock), canti sacri e profani della tradizione popolare calabrese (Matajola), siciliana (Canti Dei Salinai e Surfarara dai canti dei lavoratori delle saline e delle miniere siciliane), pugliese (la Ninna Nanna Di Carpino, Matarrese Grottesca), campana (Procidana un classico della tradizione marinara). Solo ora ci rendiamo conto che per addentrarci in questa musica/storia non basterebbe un volume enciclopedico di sapere e conoscenza, cosa che non abbiamo e non pretendiamo di avere, ci accontenteremo di un “ascolto” che già di per sé ci sembra “enorme”, per bellezza, per le storie che narra e che a dispetto di questi giorni “liquidi” non conosce tempo; un Sud che a ben vedere (e sentire) potrebbe essere un qualsiasi Centro od un qualsiasi Nord (metteteci anche Est ed Ovest), fate voi; tradizioni popolari/radici (a proposito Ra Di Spina vuol dire proprio questo, “radici spinose” ma quel Ra rimanda anche ad altro, al Dio Sole che nel culto dell’antico Egitto simboleggiava un germe di luce nelle radici), radici che ci appartengono e ci raccontano delle stesse miserie (felici o dolorose ma pur sempre miserie) e soprattutto ci ricordano che non siamo il risultato di un 1 ma più probabilmente di un 2, di un 10, forse di centinaia migrazioni/emigrazioni, di uno scorrere umano che da qualsiasi latitudine lo si voglia guardare è speranza e dolore insieme, morte e rinascita. No, questo Ra Di Spina non è un album hardcore, né jazz, blues, black metal od altro ma un “sentire” che ne ha la stessa (se non di più) potenza evocativa e che come onde del mare vi richiamerà più volte a sé. Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui o qui).