
Plakkaggio – Verso La Vetta
(2022, Time To Kill Records)
by Tommaso Salvini
Uno degli ultimi concerti prima del lockdown del marzo 2020. Pisa, un centro sociale ormai storico ma non storicizzato: il Newroz di Via Garibaldi brillava di vita e spontaneità. Un posto fantastico, fatto da persone vere, attive, aperte. Dopo i Tondino Boi!s, favolosa formazione Oi! Lucchese, e prima dei romani Ultimi, veri cantori di sobborghi e vite al margine, salgono sul palco i Plakkaggio; un concerto senza termini di paragone, come ogni concerto dovrebbe sempre essere: skin e punk uniti, cori, birre per socializzare e non come scusa per una rissa fatta di frustrazione e incapacità espressiva. Poi il lockdown, eco di amicizie distanti riprodotte su di un apparecchio, solitudine fisica ed intellettuale, scoramento ma, come in quell’ultimo concerto, i Plakkaggio mi facevano compagnia: dalla loro pagina Instagram si facevano foto con vecchi vinili Thrash Metal anni ’80, un po’ per scherzo, un po’ per celia, un po’ anche a segnalare futuri ed interessantissimi sviluppi. Verso La Vetta, pezzo che apre questo disco, non potrebbe dimostrare quanto appena raccontato in maniera migliore: un Thrash Metal di quello, come si suol dire, “True”, carico di tecnicismi smorzati da sonorità sporche, immediate, sostanzialmente Punk. Il titolo poi è quanto di più salvifico ci possa essere dopo due anni spesi come un po’ tutti li abbiamo spesi: risalire la china, alzare testa, guardare sempre, non avanti ma oltre (l’immaginazione è un’arma migliore del semplice senso della vista che, inesorabilmente, ci condannerebbe a rimanere come siamo…).
“…verso la vetta perché, sai, la resistenza siamo noi alle intemperie della vita…”
Un brano imperioso, veloce ed epico, atto al fine di motivare: uno schiacciasassi fatto di mutuo appoggio e condivisione contro il muro di ipocrisie e secondi fini tirato su negli ultimi due anni da chi detiene il potere…Pur iniziando con un fraseggio epico, Giorni Lontani riallaccia il legame con la componente Street-Oi!-Punk del gruppo: un ritornello a metà tra l’epicità dei Maiden ed il gusto antemico dei primi Colonna Infame Skinhead. Il testo è una necessaria presa di posizione contro il mondo del virtuale in favore della cruda realtà; i Plakkaggio amano il Metal, ma restano skinhead e stradaioli: la strada, il borgo, la bettola, sono i luoghi che animano i loro intenti e, dati i risultati, non posso che fare il tifo per loro. Stempera un po’ l’atmosfera da “rivendicazioni in atto” fino ad adesso respirata Palaeloxodon Antiquus, col suo cantato in latino maccheronico, a dimostrare che i nostri sanno anche essere autoironici (la musica invece no, si rimane in un bel Thrash Metal per niente di maniera, appassionato e scritto di cuore, fegato e cattive intenzioni…). Lutto è ancora un fraseggio in odore di Iron Maiden e ancora metal e Oi! che convergono in una felice summa: la musica non finisce mai di stupire, poco da dire: questo acuire la componente metal del gruppo, già presente nelle precedenti prove, ne ha potenziato le capacità espressive e comunicative; il testo è un fiero inno, sempre tra l’epico e lo stradaiolo, che riesce a fare da credibile perno a quella voglia di riscatto che, in cuore nostro, tutti abbiamo. La capacità dei Plakkaggio di rimanere in bilico fra due generi e due stili di narrazione li rende ancora più credibili e dispone chi ascolta verso una totale empatia. E infatti, forse consapevoli di aver ormai intrappolato chi ascolta nel loro universo e di averlo reso complice, si parla subito di Rivolta: introdotta da un arpeggio di chitarra, questa traccia si rivela un inno di battaglia per tutte le stagioni; clima da piazza, fierezza, opposizione e un gran senso melodico/armonico. “Vai, è scoppiata l’ora, primordio di un’era, la nostra rivolta inizia qua! Rivolta!!!!” e si procede così, tra un italiano arcaico che fornisce ponti tra epoche intrise di protesta e iniziative dal basso. Birra In Lattina è un’apertura ad un Hard Rock smaliziato e divertentissimo. Un pezzo dalle atmosfere meno epiche rispetto a quanto lo ha preceduto, un giusto e puntuale freno al clima da battaglia finora ascoltato; prima di rientrarci a capofitto in Valhalla: di nuovo Trash Core Metal e un sentore di Oi!, una vera e propria cavalcata senza requie, smorzata da un’ironia di fondo che non fa altro che alzare gli indici di apprezzamento. Anche questo pezzo è un’altra notevole vetta; forse, tecnicamente parlando, uno dei più complessi nei suoi improvvisi cambi di tempo…Non so perché ma Declino mi fa pensare al periodo subito precedente a questo disco: intuizioni metal asservite al Punk, dove è quest’ultimo l’elemento più riconoscibile, più che altro per costruzione e immediatezza (tranquilli, anche qui di metal se ne ritrova a quintali). Oi! Siamo Ancora Qui è un legittimo attestato di fede nei confronti di una scena e di un approccio, quello del Punk Hardcore, vissuto non solo come semplice genere musicale ma anche come ambiente di contestazione, di ideali, di mancata adesione alle linee del sistema: inizia con un arpeggio e da un assolo di chitarra in vago odore di AOR per poi esplodere in un Heavy Metal da veri Defenders Of The Faith (difatti il brano in questione è una rivisitazione di Doctor, Doctor degli UFO, gruppo che viene dimenticato con troppa facilità e che qui, i Plakkaggio, giustamente tributano). Me li vedo quasi, i Plakkaggio, adolescenti tra Punk e Metal con in mano un catalogo ed una fanzine della SOA records, con dipinta nel volto la voglia di contribuire al movimento con dischi come questo…Se il disco era iniziato con Verso La Vetta si conclude andando, come premesso in apertura, oltre: Oltre La Vetta è un altro inno, sospeso tra un inizio Thrash e uno svolgimento Oi!Core con tanto di assolo Heavy Metal: andare oltre, vedere al di là del conosciuto, immaginarsi nuovi mondi e pratiche possibili. Fare a meno dell’autorità, migliorarsi per migliorare il mondo che ci circonda. Volontà, immaginazione, passione, dedizione: un disco che si apre spronando e si chiude incitando a non fermarsi. Quest’avventura favolosa chiamata Plakkaggio non si arresterà qui ma continuerà, andrà Oltre La Vetta e ci regalerà ancora altre gioie da ascoltare, comprendere, capire, elaborare ed amare. Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui) .