
Pio Cavalluzzo – Suspension
(2022, Aventino Music)
by Simone Rossetti
E pensare che eravamo partiti prevenuti; un nostro difetto quando si tratta di confrontarci con un genere musicale come quello elettronico spesso (non sempre) troppo fine a se stesso o “celebrativo” di un proprio pensiero ma lontano dal ricercare/stabilire un dialogo con l’ascoltatore. Cosa che non accade con questo Suspension di Pio Cavalluzzo, nome che per molti motivi sarà familiare ai più (compositore per diversi programmi Rai e turnista con artisti internazionali) e qui ad un suo personale album “di debutto” che dobbiamo ammettere ci ha piacevolmente spiazzati e “coinvolti”; no, non vi troverete davanti ad un album di musica sperimentale nel senso “classico” ma ad uno “svolgersi” (parola che troverà un suo senso) circolare ed introspettivo fra atmosfere e percorsi ambient-elettronici. Un flusso “armonico” (armonia come respiro/sintonia verso un quotidiano scorrere) che a sua volta si farà “visivo”, un susseguirsi di “vecchie” diapositive ad ognuna delle quali corrisponderà un’immagine all’inizio sfocata poi via via sempre più nitida, forse un ricordo, un sogno, quel mare come non lo avete più guardato “da quella volta”; un approccio compositivo quello di Cavalluzzo molto “minimalista”, l’uso di elettronica c’è ma resterà timidamente sullo sfondo mentre saranno le malinconiche note di piano a farsi quella luce necessaria affinché le immagini fissate in diapositiva siano visibili, note come la luce di un proiettore ma nient’altro, il resto, il “visivo” o quello che visualizzerete sarà solo una vostra personale ed intima “realizzazione”. Non ci soffermeremo sui singoli brani, una scelta che speriamo comprenderete ascoltando questo lavoro ma c’è anche “altro”, c’è la fragile bellezza di Remember Me, il bagnarsi nelle acque scure e profonde di Grey Clouds per poi perdersi e rinascere fra le splendide note della titletrack o nei rivoli malinconici di un violino in Introspection ed infine In The End, quell’ultima traccia, quell’ultima diapositiva prima che il proiettore si spenga e tutto svanisca. Potremmo raccontarvi che questo Suspension è un bell’album ma non siamo qui per vendervi un “prodotto” sarebbe un pò come leggervi l’etichetta di un povero tonno in scatola; fate altro, prendete quel Sacro tonno e mentre lo mangiate lasciate che sia lui a “raccontarvi” di un resto, probabilmente triste, forse malinconico, sicuramente nobile, sarà solo ed unicamente un vostro “sentire”. Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui o qui).