Roots! n.549 ottobre 2022 Pharoah Sanders – Pharoah

Pharoah Sanders - Pharoah

Pharoah Sanders – Pharoah

(1977, India Navigation)

by Simone Rossetti

Bello? No, non si tratta di questo…non basta, non rende un’idea, un pensiero….prima indossate ai piedi della vostra anima un paio di scarpette da danza (si proprio quelle da “balletto classico”) e lasciate che sia questa musica a guidarvi secondo un proprio tempo, un ritmo, un’armonia. Se ne è andato qualche settimana fa Pharoah Sanders (era il 23 settembre) alla ragguardevole età di quasi 82 anni…..serenamente crediamo e ne siamo certi…se lui era la sua musica, la sua musica era lui, era pace, amore, consapevolezza, a tratti estrema finanche dolcissima…..Sassofonista tecnicamente mostruoso ma umanissimo ed una voce forse “non bella” nel senso classico ma che sentire!!….Volevamo ricordarlo con un ultimo e tardivo saluto perché un grande del jazz lo è stato davvero e se molti lo ricorderanno per i suoi album più “free” Sanders (come pochissimi altri) ha veramente attraversato la storia e l’evoluzione del jazz fino ai nostri giorni raccogliendo nel suo sax un’eredità che si perde nella notte dei tempi. Pharoah (siamo nel 1977) si dispiega dolcemente su atmosfere quasi ambient con l’iniziale Harvest Time ad occupare tutto il lato A, al basso Steve Nail in un evolvere ciclico con poche e minime variazioni ma notevole, alla chitarra Tiszji Muñoz, all’harmonium Bedria Sanders e poi il sax, caldo, avvolgente, “soffiato” (alla Ben Webster)….20 minuti scarsi di grande musica che ridurre ad un genere non gli renderebbe merito. Love Will Find A Way è puro soul con la voce aspra e roca di Pharoah ad alleviarci da un miserrimo tribolare quotidiano, perché a questo serve la musica e quando ci riesce si tratta di grande musica….e poi il sax ad impennarsi su vette altissime, di una immensità dilaniante…..ed ancora le schegge elettriche di Muñoz, le percussioni di Lawrence Killian, l’organo di Jiggs Chase a rendere il tutto ancora più “groove”…….a chiudere il lato B il gospel-spiritual di Memories Of Edith Johnson che non sarebbe diaspiaciuto a John Coltrane, almeno come “sentire” peccato per la sua brevità che richiederebbe ben altro scorrere……Questo è quanto ma a ben vedere è anche nulla, il nostro “consiglio” è quello di non accontentarvi ma di “esplorare” (perché il senso di “albumone” è questo), di spingervi sempre oltre e scoprirete che la musica di Pharoah Sanders la avete già dentro, da sempre. Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui).

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