
Paolo Di Cioccio / Adriano Lanzi – Weird Tapes
(2022, Aventino Music)
by Tommaso Salvini
Nello strambo, nel “weird”, esiste dunque il punto di fuga verso una ritrovata quiete interiore? Che sia davvero nell’ordine deciso dall’alto la vera pace sociale? Non esiste pace nella costrizione, nella legge, nella disciplina decisa ad un tavolo da un élite. Questo mi comunica l’ascolto di Weird Tapes (qualcuno sta citando le Weird Tales di Lovecraft?) di Paolo Di Cioccio e Adriano Lanzi (del loro precedente lavoro Taming The Dragon ne abbiamo parlato qui), felice commistione di armonie pacificate ed elettronica ambient. Mi torna alla mente, un’altra volta, un saggio breve di Benjamin Labatut (autore di Quando Abbiamo Smesso Di Capire Il Mondo?): rifiorire come genere umano aprendosi all’assurdità, all’improbabile; annettere alla propria capacità cognitiva la possibilità dell’assurdo, imparare a conviverci, farla diventare l’occasione per un qualcosa di nuovo, un’opportunità di evoluzione della specie. Per Di Ciocco e Lanzi, questo passaggio, parrebbe già essere stato superato e perfettamente applicato alla loro musica: un disco giocato su armonie malinconiche per partiture elettroniche statiche, assenza di ritmica che riesce a generare tensione, la frizione fra i due elementi, malinconia e tensione, che a loro volta non lasciano mai l’ascoltatore a relegare questo disco nello scaffale della “musica di sottofondo”; non ci si può distrarre, non si può mettere questo Weird Tapes come accompagnamento mentre ci si produce in qualcos’altro. Dai titoli già si evince chiaramente che è la mente umana il campo di battaglia dove questi suoni trovano albergo e diritto al combattimento; si, perché è proprio un combattimento, una sfida, quello che abbiamo di fronte, ma, data la natura psichica dell’insieme, è chiaro che il risultato non si accosti mai a sonorità e ritmiche (assenti come già specificato) violente o ruvide o passionali: è una battaglia del sé contro se stesso, un cercare di diventare altro rinunciando a ciò che in vita si è appreso, accostarsi all’ES e rifiutare il Super Io: riaccostarsi all’ignoto, considerarlo come una possibile variante, accettare che l’incomprensibile si palesi nelle forme che l’educazione ricevuta non permette di vedere e di interpretare. Prima che diventare fisica, un’impostazione del genere deve essere mentale e il disco lavora proprio in tal senso nelle suggestioni, nei rimandi, nelle atmosfere e nei suoi mantra: di per sé è una gustosa macedonia di generi riferimenti vari fatti a pezzi e posizionati in un collage che trova ordine traendo ispirazione dal Chaos primigenio, il Big Bang; dalla già citata Ambient (vero e proprio collante sonoro dell’insieme), al Math Rock (chiaramente disturbato per essere ipnotizzato e amalgamato ad altro; stiamo parlando di un qualcosa che prende spunto da Lovecraft e la geometria qui è per forza di cose non euclidea), passando per tenui fraseggi Post Rock e occasionali, ma puntualissimi, affondi di rumoristica e Non-Music (sussurrati, inseriti con garbo, teneramente disturbanti)…si potrebbe anche tentare una dissertazione per punti, facendo una descrizione traccia per traccia, ma si farebbe un torto all’opera e ai suoi due artisti: Weird Tapes è un concept senza parole a fare da guida, perché in situazioni del genere sia le parole che le guide possono essere solo fuorvianti: ci si deve affidare ai suoni, alle impressioni che la sola musica ci suggerisce; seguire la non-logica con cui quest’opera è stata suddivisa (10 intensi capitoli) dagli autori stessi, tacere, ascoltare, immaginare e nell’immaginazione non ci deve essere freno, inibizione o censura: attendere il risveglio degli Antichi di fronte al Muro del Sonno, aspettando, magari anche per interi Eoni, che la Luna ci porti un qualcosa di più e di meglio, mentre i Cosmi Collassano, sospesi tra Ipnosi e Memorie, scivolando in una psicosi che non è malattia ma solo evoluzione della specie. O almeno così ci piace credere. Non un disco, quindi, ma un’esperienza da vivere, alla quale abbandonarsi dimenticandosi di essere chi si crede di essere o chi ci hanno fatto credere di essere: collegare solo le terminazioni nervose allo stereo e generare elettricità, andare oltre i propri limiti e, appunto, integrare l’assurdo nella propria esistenza. Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui o qui).