Roots! n.406 marzo 2022 Orrendo Subotnik – Orrendo _1

Orrendo Subotnik - Orrendo _1

Orrendo Subotnik – Orrendo _1

(2019, autoprodotto)

by Simone Rossetti

Io vorrei amarti ma se trovo un po’ di tempo, oggi, m’ammazzo.” (da Tempo)

Qui non vendiamo né ci interessa “far vendere” se poi vi accontentate di leggere l’etichetta di un povero tonno in scatola finito suo malgrado in un anonimo scaffale di un altrettanto anonimo supermercato liberi di cercare altrove ma non qui, qui (anche per rispetto verso quel tonno) non ce ne frega un cazzo di compiacere né tantomeno di piacere perché come ci ricordano gli stessi Orrendo Subotnik, “Non ci interessa essere famosi, non abbiamo niente da dimostrare, suoniamo perché ci piace farlo. Tutto qui”. Muso alla batteria e Maso alla chitarra e voce, una storia iniziata nella provincia pisana in un’ormai lontano 2006 sotto vari nomi e buoni propositi (Magdalene prima, Klam poi) e proseguita fino ad un oggi che di “ormai” ha anche questo fottuto presente. “Io la faccio però poi forse me ne pento” questo è l’intro di Francesca, l’intro di un tutto, l’intro a questo presente, no, non siamo in grado di giudicare né ci interessa ma queste poche righe di testo ve le riportiamo così, senza difesa alcuna “Francesca, che io sappia, già da tempo sei una donna adulta La tua voce ha un gran bel suono ed emani un buon profumo, ma ho trovatomi costretto a operare un taglio netto. Francesca, io ritengo tu intuisca quanto la vita, alle volte, sappia essere tremenda… e fu così che la distanza mi obbligò a far resistenza ed al tuo tenero abbraccio ho preferito l’indolenza”. Un hardcore-punk suonato a testa bassa per il solo e semplice piacere di suonare e condividere un momento, un “suonaccio” che quanto di più sporco non potrebbe essere (di più sporco ma anche di più vero); 12 tracce dal minutaggio brevissimo, 12 “labbrate” (come si usa dire da queste parti) ma di quelle assestate bene e più che sufficienti a farvi tornare “in voi”, a spezzare questo malefico incantesimo di assuefazione ad un accomodante e mostruoso nulla quotidiano. “A me, per esempio, non è che vada molto a genio il fatto d’essere preso per uno scemo da una testa di cazzo io non sono pazzo, sei tu che sei uno stronzo e non vorrei che tu attribuissi agli altri tutto quello che non riesci ad ammettere a te stesso di te stesso; lo ribadisco: sei uno stronzo! io non sono pazzo, sei tu che sei uno stronzo e non sono depresso, forse solo tu lo sei” questa è Porco, questa è quella frustrazione quotidiana con la quale doversi confrontare tutti i cazzo di giorni ed alla quale (purtroppo per molti) è facile lasciarsi andare/soccombere, e no! Non è così che funziona, non è così che dovrebbe funzionare, questo sistema ci insegna altro? Fanculo questo sistema. Fra Minutemen, Fugazi, 7 Seconds, Minor Threat ma soprattutto Loro e questo presente “Ostento il mio resistere ad un esistere a stento Estinto ormai il benessere, nel malessere affondo Implodo d’odio, rancore e astio contro la massa pompo sotto cassa Implodo d’odio, rancore e astio” da Sotto Cassa; una devastante ed amarissima PudoreUna disgrazia sin dall’infanzia, un egotista Ho sparato al senso del pudore Ho sparato ad un mondo migliore Sono un disastro, un vero aborto.”, una cover di Scemo (brano dei Peggio Punx del 1983) della quale però non riporteremo il testo perché come ci (e vi) “consigliano” i Subotnik “Vatti a cercare l’originale!!!!!” ed ancora i 48 secondi di Male che con un testo di sole tre parole riescono a dire più di un pezzo dei Genesis di 17 minuti e 67 secondi o Mannaia un lucido e spietato specchio di una mostruosa quotidianità “Ma-ma-mannaia, dritta alla gola, omicida, ma per amore Delitto passionale, malattia mentale lei lo tradiva già da un po’, quindi va bene “era una troia” “se l’è cercata” ma-ma-mannaia”. Non stiamo ascoltando, stiamo sanguinando, sanguinando Vita che finalmente scorre e che di dolore e consapevolezza insieme ci inebria e riempie, qualcosa che di questi tempi asettici sembra esserci vietato, vietato pensare, vietato vivere senza un subire, vietato immaginarsi un possibile (e soprattutto migliore) “altro”; no, la risposta non la troverete in questo Orrendo _1, qui ci troverete solo musica, anzi, “solo” quelle 12 “labbrate” necessarie per riprendere i sensi, per tornare a respirare, per “bucare” quella bolla fatta di un miserrimo nulla quotidiano che ci tiene inesorabilmente “in vita”, da bravi morti. Siete su Roots!, siete a quel bivio, siete ad un passo dall’ascoltare questo lavoro od al non farlo, a quella possibilità in più (non l’unica ovviamente) che altrimenti non sapreste di avere; buon ascolto (qui).

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