
Autore: Michael “Mikey” Smith
Titolo: Mi Cyaan Believe It
Tracks: 1. Black ’n’ White, 2. Mi Fell It 3. Mi Cyaan Believe It, 4. Long Time, 5. Trainer, 6. Picture Or No Picture, 7. Roots, 8. It A Come, 9. Give Me Little Dub Music
Anno: 1982
Genere: Dub, dub-poetry, reggae
Città: Kingston (Giamaica)
Componenti: Mikey Smith (voce), Angus Gaye e Tony Nelson (batteria), Dennis Bovell (basso), John Kpiaye (chitarra), Dennis Bovell e Paget Kink (tastiere), Tony Robinson (piano), Rico Rodriguez e Henry Tenyue (trombone), Steve Gregory ( sax, flauto), Dennis Bovell, Everald Forrest e Tony Utah (percussioni), Patrick Tenyue (flugelhorn)
Etichetta: Island Records
Formato: Lp, CD
Sito web: Michael “Mikey” Smith
Michael “Mikey” Smith – Mi Cyaan Believe It
by Simone Rossetti
Un poeta che ha prestato la sua voce e la sua arte alla musica dub. Perchè un album non è fatto solo di musica ma anche di storia, di storie personali e questa è la storia di Michael Smith, meglio conosciuto come Mikey Smith; nome che ai molti dirà poco o nulla ma che è bello ricordare, un pò come tutte le storie destinate ad un oblio. Giamaicano, di Kingston, non proprio quel paradiso al quale banalmente (turisticamente) si associa la Giamaica, una situazione economico-sociale aggravata da disuguaglianze interne ed i soliti interessi esterni, anni, quelli fra i 60 e gli 80, non semplici; un solo album a suo nome, questo Mi Cyaan Believe It, registrato a Londra e pubblicato per la Island Records, era il 1982, nell’agosto del 1983, nel mentre aveva fatto rientro nella sua Kingston, per questioni mai chiarite (?) fu trovato privo di vita dopo una accesa discussione con alcuni simpatizzanti del JLP (Jamaica Labour Party, partito conservatore). Stiamo parlando di musica dub, dub-poetry per la precisione, testi “politicizzati” ma soprattutto dai forti contenuti sociali, una musica “scomoda” che sull’onda del reggae riscontrò un discreto successo in particolare Inghilterra sul finire degli anni 70 primi 80; questa era la musica (e la poesia) di Mikey Smith, poeta dalle posizioni anarchiche e vicino al rastafarianesimo; testi in un misto fra la sua lingua madre e l’inglese e qui ci scusiamo ma causa nostra ignoranza difficilmente traducibili in un italiano comprensibile, fortunatamente e come sempre ci viene in aiuto la musica ed un sentire che farà un pò un tutt’uno con le parole. Album registrato grazie all’amico ed in questo caso anche produttore Linton Kwesi Johnson (al quale abbiamo dedicato un articolo qui), due artisti per molti versi simili, musicalmente, per attitudine e approccio; la traccia iniziale, Black’n’White, è una breve introduzione vocale alla quale seguirà la bellissima Mi Fell It, un reggae-roots più morbido, più soul ed ovviamente in levare, la musica è dub il resto è poesia ed è un gran bel sentire; una voce, quella di Mikey, dalla timbrica bassa e con una cadenza particolare che sarà di riferimento per lo stesso Linton Kwesi Johnson e tutto il movimento dub-poetry; dalle influenze più reggae sono la bella Long Time (grande sezione ritmica) e le morbide atmosfere di Trainer, una musica che malgrado l’età ed un “diverso” contesto storico socio-culturale riesce ancora ad essere viva e necessaria, attuale; Picture Or No Picture è introdotta da una sezione fiati “devastante”, puro soul e dove la voce (e la poesia) di Smith sembrano farsi più dure ed amare, a seguire l’incedere marziale e lento di Roots (titolo che ci ricorda qualcosa), una rivendicazione della propria identità e delle proprie radici. It A Come è splendidamente jazzata dal sax di Steve Gregory e dal pulsare “pastoso” del basso di Dennis Bovell mentre a concludere ci pensa la più “leggera” Give Me Little Dub Music, un invito a ballare ed a vivere (con consapevolezza) malgrado tutto e tutti. C’è ancora un’ultima traccia, quella che darà il titolo all’album, Mi Cyaan Believe It, un poema a tutti gli effetti recitato e declamato dallo stesso Mikey senza alcun accompagnamento strumentale, un flusso di parole che si faranno a loro volta armonia e melodia per un testo “duro” (almeno da quel poco che possiamo intuire), reale, vero e che ben riassume tutta la poetica di Michael “Mikey” Smith. Musica dal respiro universale e della quale questo fottuto mondo avrebbe più che mai bisogno, perchè se oggi un “altro” mondo sembra impossibile (è quello che quotidianamente ci raccontano) non è la sola ed unica “verità” (sempre che di verità si tratti) ma bisogna avere il coraggio di immaginarlo, di costruirlo, di crederci (believe it). Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui).
Michael “Mikey” Smith
(Kingston 14 settembre 1954 – Kingston 17 agosto 1983).