

Metallica (Kill ‘Em All) – Slayer (Show No Mercy)
by Simone Rossetti
1983 – 2023
L’anno prossimo (comunque vada) sarà il quarantesimo anniversario dell’uscita di due debut-album che ridefinirono le coordinate (musicali ma non solo) dell’heavy metal più “classico” (cioè, quello che allora nessuno ancora considerava “classico” ma era comunque quello che si ascoltava, heavy metal o se preferite NWOBHM). Siamo nel 2022 ma l’abbiamo presa larga per evitare le solite ricorrenze di rito delle quali non ce ne può fregare di meno ed anche perchè il nostro interesse andrà oltre; luglio 1983 per la Megaforce Records esce Kill ‘Em All a firma Metallica, questione di qualche mese (dicembre) e sarà la volta degli Slayer con Show No Mercy per la Metal Blade Records; stiamo parlando di quello che verrà “etichettato” come trash metal, un “ibrido” (secondo alcuni e forse a ragione) fra l’heavy metal “classico” ed un hardcore-punk di scuola West Coast (entrambe le band si formeranno nell’area di Los Angeles). Interessante se non affascinante (ok forse ad alcuni potrà non fregare di meno ma tant’è) come sia nata questa evoluzione, in quale humus, un “perché” anche se in realtà qualche accenno “trash” c’era già stato (Motorhead, Venom) ma qui verrà portato all’estremo e soprattutto “definitivo”. Due chitarre, basso, batteria (ed ovviamente voce), tecnica immensa, velocità devastante, più diretto ma anche “statico” Kill ‘Em All, più legato alla tradizione ma anche più “brutale” e vario Show No Mercy degli Slayer; precisazione, non siamo qui per mettere a confronto i due album né per “sanzionare” quale sia il migliore, quello che ci interessa è “capire” una evoluzione naturale al trash e detto questo mettetevi comodi. James Hetfield alla chitarra e voce, Lars Ulrich alla batteria, Cliff Burton al basso e Kirk Hammett alla chitarra, questi i Metallica ai loro albori; The Four Horsemen sarà già un sentire diverso, riff potenti e ripetuti all’unisono, “quadrati” ma con cambi di tempo che anticiperanno altro, c’è Whiplash su velocità mai concepite prima eppure a suo modo melodica, da cantare sotto la doccia in una domenica mattina inondata di sole e buoni propositi…ed è tutto dire, una definitiva (in tutti i sensi) ed immensa Seek & Destroy, trash al 100% ma forse lo sarà ancor di più la conclusiva Metal Militia e poi quell’intro saturato oltre l’impossibile di [Anesthesia]-Pulling Teeth, basterebbe questo. Discorso leggermente diverso per Show No Mercy degli Slayer (Tom Araya alla voce e basso, Jeff Hanneman e Kerry King alle chitarre, Dave Lombardo alla batteria), più vicino alla tradizione black dei Venom e dei primi Iron Maiden (quelli con Paul Di’Anno) e Judas Priest ma sempre un trash che di prepotenza vi si rivelerà lungo lo scorrere dei solchi, violento, feroce, forse più ostico per recepibilità rispetto a Kill ‘Em All ma di grande impatto emotivo. Una immensa Metal Storm/Face The Slayer Fight vi trafiggerà letteralmente le budella con i suoi cambi armonici e poi il riff senza tempo di Black Magic, una “balck-issima” Tormentor, il solo delle due chitarre in The Final Command ed ancora il crescendo ed i cambi di tempo di Crionics (piccolo capolavoro), di The Antichrist, di Die By The Sword per concludere con una devastante titletrack (Deve Lombardo che si ergerà sopra a tutto e tutti per violenza e precisione) e non se ne avrebbe mai abbastanza perché è un lavoro che più lo si ascolta più “cresce”. Ci sarà chi avrà una sua personale preferenza verso l’uno o l’altro, non noi, nel senso che sono due lavori ugualmente “unici” ed a loro modo sensibilmente diversi per approccio, compositivamente (anche a livello di testi), urgenza espressiva, in ogni caso ed a prescindere due “pietre miliari” forse ancora grezze ma che entreranno di diritto nella storia…e che godere! (un godere sempre da condividere). Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto.