Roots! n.411 aprile 2022 Liverpool Alligator Park – LAP

Liverpool Alligator Park - LAP

Liverpool Alligator Park – LAP

(2022, Moquette Records, Le Cèpe Records, Time Room Records)

by Simone Rossetti

Album che aspettavamo e che sapevamo prima o poi sarebbe arrivato, considerazione forse banale ma ha un suo perché; prima però (se ne avete voglia) andate a ri-leggervi (qui) l’articolo sul loro precedente lavoro (quel doppio EP dal titolo Look Out!) capirete meglio di quanto andremo a scrivere ora a proposito di questo LAP. Sempre Emanuele Zanardo alla chitarra e voce e Franceso Giacomin alla batteria e cori; un album con il quale questi ragazzi sembrano voler (e poter) puntare “in alto” (nel senso buono del termine), niente brani a compiacere un ascolto più o meno radiofonico ma un lavoro (direbbero quelli bravi ma che non vuol dire un cazzo) più “maturo”, sicuramente più ragionato e forse anche (cosa che molti apprezzeranno ed altri meno) più “moderno” (più levigato). Attenzione, l’attitudine sarà sempre la stessa (a testa bassa come è giusto che sia) ostinatamente Diy ma compositivamente (e musicalmente) non sarà più quel grezzo ed istintivo punk-rock “vintage” che caratterizzava Look Out! ma un indie-garage dalle influenze rock’n’roll anni ’50/’70 e grunge; no, non c’è da pentirsene, una “strana” miscela (esplosiva) che alla fine funziona alla grande (se proprio volessimo toglierci il sassolino dalla scarpa, ecco, c’è quella parola, indie, della quale ne avremmo fatto volentieri a meno ma tant’è siamo nel 2022 e questo è l’indie oggi). Fortunatamente non ci troverete il classico “pezzone” tira album ed un resto che è un cesso ma un lavoro omogeneo, compiuto ed onesto (onesto vuol dire con i suoi “alti e bassi” ma almeno è un qualcosa di personale che riesce ad andare oltre la ruffiana mediocrità che ci viene propinata quotidianamente). Partiamo dagli “alti”, l’incedere rock’n’roll di Everything Was Better A Few Years Go che non sarebbe dispiaciuta ad un Billy Idol con il classico labbro rialzato, la sferragliante (sempre rock’n’roll) Chin Up con un bel crescendo da cantare sotto la doccia e la traccia che aprirà questo lavoro, Foo Foot Traffic, sonorità sporche ingrassate da riverberi scuola anni ’50; poi ci sono dei buoni pezzi come Where Everybody Does The Twist dalle influenze grunge e R&B, le distorsioni a manetta di Mold e Paychek che pesteranno duro su territori no-wave punk, una interessante Spin che in qualche passaggio ci ricorda i primi Sonic Youth (ma l’intento non è quello, a ciascuno un suo tempo), un pezzo “piacione” come Fever (Mexican Standoff) ed Hypno con un bel refrain di Nirvaniana memoria; a proposito, la voce di Emanuele non è ovviamente quella di un Kurt Cobain ma ha il mood giusto per questa musica peccato che la usi non al naturale ma leggermente “effettata” (il che fa molto indie..) scelta artistica (e di stile) non discutibile ma che almeno a noi non convince. A voi il piacere di scoprire un resto che crediamo lo meriti, in realtà non vogliamo farvi la solita lista della spesa (questa si, discutibile), LAP è principalmente un album di rock’n’roll con influenze garage-punk-noise ed è un bel sentire, perde un po’ di quella “naturalezza” brutale e di puro istinto che caratterizzava Look Out! ma è una considerazione del tutto personale che lascia il tempo che trova e che se la leggete è esclusivamente perchè qui non “recensiamo” ma preferiamo correre il rischio di parlare di musica e già che ci siamo aggiungiamo un’ultima cosa, questi ragazzi “spaccano” e potrebbero farlo ancora di più ma almeno “sono loro” e poi ogni cosa a suo tempo. Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui o qui).      

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