
Sam “Lightnin’” Hopkins – Goin’ Away
(1963, Prestige/Bluesville)
by Simone Rossetti
E diciamolo (tanto nessuno se ne avrà a male ed a ben vedere c’è molto di peggio) ma ascoltare un intero album di buon vecchio blues può essere estremamente affaticante…un po’ perché è una musica già “ostica” di suo (comunque lontana dalla più classica ed accomodante forma-canzone-pop) ed un po’ perché richiede un livello di concentrazione “diverso” altrimenti si corre il rischio di non “capirci un cazzo” con il risultato di non apprezzarla per quel che veramente merita e sarebbe un peccato…Goin’ Away è un album “a sé”, nel senso che pur suonando blues al 100% una volta arrivati ad una sua fine (e ci arriverete) vi verrà voglia di riascoltarlo dall’inizio…merito di un suono duro, scarno, secco….quasi elettrico (quasi perché qui Hopkins suona una “semplice” chitarra acustica ed immaginiamo con delle corde così spesse da far sanguinare le dita), merito della qualità dei brani che spaziano dal più classico blues rurale ad un più ritmico boogie’n’roll che invita a ballare ma soprattutto merito di una sezione ritmica che “martella” (è proprio il caso di dirlo) come se fosse il suo ultimo giorno….qui insieme ad Hopkins (voce e chitarra) Leonard Gaskin al contrabbasso ed Herbie Lovelle alla batteria (inusuale come approccio, forse anche come “tecnica” ma siamo più che certi che lascerà un segno nelle vostre orecchie…tosto, veramente tosto). Sam “Lightnin’” Hopkins (1912 – 1982), originario di Centerville, Texas e già qui cambia molto (non tutto ma molto) perché il suo stile, il suo blues, sarà inevitabilmente “texano” così come la sua tecnica ed “influenze” (o se preferite “profumi”)….C’è molto boogie in questo Goin’ Away ma pur sempre blues e dei pezzi che nella loro “semplicità” spaccano di brutto (la strumentale I’m Wit’ It, Don’t Embarras Me Baby, Little Sister’s Boogie, You Better Stop Her dove sembra di sentire la voce di un altro grande che di storie ne aveva da raccontare…Johnny Cash (ed un sempre immenso Lovelle “ai tamburi”)….atmosfere che andranno a “rilassarsi” in un più classico rural-blues in Wake Up Old Lady (ma “gustatevi” come a metà brano la ritmica evolverà verso altro…è sempre quel diavolo al solito crocicchio), le più oscure Goin’ Away e Stranger Here nere come la notte più buia che vi trascineranno in un tempo altro ma dove avrete a che fare con gli stessi demoni di oggi e di domani….un incedere lento, melmoso, senza stelle ed un “pestare” ritmico che letteralmente dilania…e si conclude con il contry-folk di Business You’re Doin’ pezzo che non sarebbe dispiaciuto al grande Cash….Non amate il blues? Ecco, con questo album forse vi ricrederete…e nel caso sia già nelle vostre corde preparatevi ad un ascolto “altro”….certo, non sarà un capolavoro (ma può esistere un capolavoro nel blues? Tranquilli è solo una domanda) ma vi sembrerà di “essere lì” e pochi altri album hanno il dono di riuscire in questa magia. Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui o qui).