
L’Elefant Daurat – Voci
by Simone Rossetti
L’Elefant Daurat non è solamente quel luogo immaginario dove perdersi o ritrovarsi (ciascuno avrà il proprio Elefant Daurat) ma è un luogo ben preciso, fisico, che esiste veramente; Tarragona, Catalogna, se lo cercate su qualche mappa non avrete problemi a trovarlo ma non sarà necessario, è quella “bettola-bar” dove la notte si incrociano vite e storie, fantasmi e perdite, solitudini e nuove promesse (mancate). Qui nascerà l’idea che darà vita agli Elefant Daurat, Claudia Miceli alle tastiere e synth, Mattia Cerantola alla batteria, Enrico Chiarentin alle chiatarre, Eleonora Sattin alla voce e cori e Marco Costa al basso; no, non sono di Tarragona ma provengono da Padova e d’intorni. Voci è il loro album di debutto, musica cantautorale ed a tratti “banalmente” (virgolette d’obbligo ed il perchè lo capirete in seguito) pop ma ha classe ed è proprio in quei momenti nei quali osa di più che diventa un bel sentire, per le orecchie e per l’anima. Poi parleremo anche dell’album prima però due parole sulla vocalist Eleonora Sattin, senza far torto a nessuno (e comunque sono tutti ottimi musicisti con una bella interazione e feeling) ma è lei, con la sua voce, che inevitabilmente “tirerà le fila” (onore ed onere) di tutto il gruppo, una voce interessante e come potrete rendervi conto da soli con una spiccata personalità. Voci nasce come concept-album da una semplice intuizione, vi basterà ascoltare la titletrack in apertura per capire subito il suo svolgersi, ogni singolo brano farà storia a sé fino a dar vita ad un insieme “corale”; semplici storie di un quotidiano, più o meno misero e problematico, vivere. Musica, abbiamo detto, cantautorale-pop, un genere che non è proprio nelle nostre corde ma non lasciatevi ingannare da una banale etichetta di genere; non ha particolari risvolti sociali o tematiche “impegnate” ma se ne parliamo è semplicemente perchè è musica “fatta bene”, onesta e quelle vite che ci racconta sono quanto di più comuni e reali possano esserci (poi tutto è discutibile). Non ci stupiremmo di trovare qualcuno di questi brani in una qualche classifica, forse non uno di quelli che preferiamo ma in ogni caso sarebbe meritato; è vero, non tutti i pezzi ci coinvolgono allo stesso modo e c’è un motivo, alcuni di questi hanno un tocco ed un approccio “diversi” pur restando sempre in ambito italico-cantautorale. Un azzardo (e probabilmente ci sbagliamo) ma con tutti i dovuti distinguo ci sentiamo qualcosa dei portoghesi Madredeus ed anche un pò di quelle atmosfere (allora nuove) italian-pop anni 80; “Sussurrando appena oppure urlando forte, Senza una parola o con il cuore in gola, Vi sento nella notte, Raccontare storie, Che vi salvano, Come bolle di sapone, Si disperdono”, questa è Voci, da qui in poi sarà quel viaggio che nel bene o nel male accomuna un pò tutti; c’è la bella Ecco A Voi, ariosa, libera, grande interpretazione vocale di Eleonora Sattin ed una tensione compositiva che brilla di luce propria (un testo che sembra rivendicare quell’osare in più che non c’è ma evidentemente non è questo il fine di questa musica e sarebbe sbagliato chiedergli un di più); c’è la malinconica ed amara Riviera, un pezzo autunnale con delle belle aperture orchestrali e tanta classe, un “classico” che ne siamo sicuri piacerà ai più. Menzione a parte per Quel Che Conta, un brano che se ben supportato scalerebbe le classifiche, niente di nuovo o di imprescindibile ma ha il “tiro” giusto e non è affatto banale (le storie delle persone non lo sono mai), “Prendimi così, Sfortuna o buona sorte, Scelgo lì per lì, Mi stacco o stringo forte, Scivolosa via” anche se noi preferiamo le atmosfere più amare di Basta Una Canzone introdotta dalla chitarra del bravo Enrico Chiarentin, “Giorni e giorni spesi a costruire, Una vita in due che va a finire, Poi quella paura d’improvviso, Sul tuo viso, Amore mio lo so, non puoi dormire, Mi stringi a te però non sai che dire, Io vivo per quel lampo d’avviso, Sul tuo viso, D’un tratto la lucidità sopita, Si sveglia, la raccolgo con le dita, Per scriverti di corsa due, tre frasi, Ci riesco quasi”; sappiamo cosa state pensando ma la vita è anche (é) questa e la si può scrivere in tanti modi, se migliori o peggiori non spetta a noi dirlo ma qui c’è quel quotidiano vivere dal quale non si può prescindere; Re Mida suona più rock, bella ed intensa e quanta verità ma sono scelte (personali) che qui non troveranno scusanti. Bene, questo è solo un “input” iniziale, speriamo quello giusto ma non è così importante, lo è che questo luogo, L’Elefant Daurat, immaginario o meno, continui ad esistere e resti vivo malgrado un presente che sembra voler cancellare memoria, storie e vite. Voci è un album che racconta e lo fa, giustamente, seguendo una propria sensibilità, forse discutibile ma di questi tempi non è cosa da poco, non da tutti. Siete su Roots! e come sempre buon ascolto (qui o qui).