Roots! n.451 maggio 2022 John Coltrane Quartet – Crescent

John Coltrane Quartet - Crescent

John Coltrane Quartet – Crescent

(1964, Impulse! Records)

by Simone Rossetti

Visto che prima o poi ne avremmo comunque parlato tanto valeva togliersi subito il classico “sassolino dalla scarpa” e così abbiamo fatto solo che non era proprio quel sassolino che ci aspettavamo di trovare ma bensì una “pietra” e di quelle belle grosse. Album che precederà di pochi mesi un capolavoro come A Love Supreme (entrambi registrati nel 1964 ma Crescent in due sessioni fra aprile e giugno mentre ALS in un’unica sessione in quel di dicembre) e se l’anno è lo stesso medesima sarà anche la formazione, in quartetto (insieme a Coltrane, Jimmy Garrison al contrabbasso, Elvin Jones alla batteria e McCoy Tyner al piano). Verrebbe da dire “album figlio di un dio minore” (guardando ingiustamente anche ad un dopo) eppure è un grande lavoro, per certi versi “incompiuto”, “strano”; un Coltrane in tono molto sommesso, introspettivo, malinconico (l’unico brano più sostenuto ma anche niente di imprescindibile sarà Bessie’s Blues), apparentemente lontano quasi “distaccato” ma che riuscirà a dar vita a delle composizioni di straziante bellezza (e dove perdersi sarà un attimo). Dall’iniziale Crescent alla successiva Wise One fino ad una immensa Lonnie’s Lament; la sensazione è quella di un Coltrane che stenti a spiccare il volo, “ingabbiato” anche a livello improvvisativo/espositivo, c’è poi quell’ultima traccia The Drum Thing (lasciata quasi interamente alla batteria di Jones) che sembra lasciar presagire quello che verrà dopo ma non è detto, non lo sappiamo, sarà comunque un sentire “altro”. Crescent resterà un album “minore” (non certo per colpa sua), arrivato in un momento particolarmente doloroso della vita di Coltrane (e se ne sentirà tutto il peso, quella pietra, dolorosa ma sublime), difficile andare oltre, difficile trovare nuove vie di fuga (difficile non restarne incantati) eppure da qui a poco Coltrane riuscirà a spiccare definitivamente il volo verso “altro”, a portare il jazz e la sua musica verso vette irraggiungibili in una nuova e finalmente ritrovata armonia. Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui o qui).

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