Roots! n.500 luglio 2022 Ike Quebec – Heavy Soul

Ike Quebec - Heavy Soul

Ike Quebec – Heavy Soul

(1961, Blue Note Records)

by Simone Rossetti

Nel caso non ve ne foste accorti questo è il nostro numero 500, numero che non vuol dire un cazzo ma che molti usano festeggiare come “un traguardo”…no, nessun traguardo, nessun compleanno, è il numero 500 di quello che siamo, a modo nostro e sicuramente discutibile, basta ed avanza. Niente classico “numero ad effetto” ma non ce ne può fregare di meno, ostinatamente ed orgogliosamente disfunzionali a questo mondo ci andava di “ricordarlo”, ora e non domani o fra qualche giorno ed è a lui ad Ike Abrams Quebec che dedichiamo questo numero 500. 1918 – 1963, sassofonista, pianista, compositore ed arrangiatore statunitense e no, non lo si può certo annoverare fra i “grandi” del jazz ma sentivamo il bisogno di parlarne ugualmente, perchè non è una questione di “grandezza”, non lo è mai. E chissà…chissà se quel Heavy Soul (Anima Pesante) è solo il titolo di un brano presente in questo lavoro o forse anche lo specchio di uno stato d’animo, di un vivere, di un tribolare quotidiano, di quel fardello con il quale dover fare i quotidianamente i conti…non ci è dato saperlo ma c’è una storia, tutti abbiamo una storia. Ike Quebec, un inizio di carriera (siamo nei primi anni ’40 del secolo scorso) nelle migliori orchestre del tempo, Roy Eldridge, Ella Fitzgerald, Benny Carter, Coleman Hawkins, dipendenze “varie”, la scomparsa dalle scene per quasi tutti gli anni ’50, una sua “riscoperta” da parte della Blue Note (anche in qualità di arrangiatore e talent scout) ed infine un tumore che se lo porterà via nel 1963, aveva 44 anni. No, un grande del jazz non lo era, altri lo erano ed altri avranno la possibilità di diventarlo ma non lui eppure questo Heavy Soul pubblicato nel 1961 pur non essendo un capolavoro ha qualcosa di speciale, è onesto, ben suonato, “pulito”, un jazz tutto sommato “standard” almeno nella maggior parte dei classici riproposti ma….Insieme ad Ike (al sassofono tenore) Milt Hinton al basso, Al Harewood alla batteria ed un immenso, davvero immenso Freddie Roach all’organo ed ecco il perché di quell’Heavy, ecco il perché di quel soul, ecco quelle stratificazioni di note quasi funky, acid, spiritual a rendere “grasso” questo suono (questo album) e poi…poi c’è ovviamente il tenore di Ike, fra un Dexter Gordon ed il classico “soffio” alla Ben Webster ma che sapeva anche “spingere” e se ci fate caso (ci farete caso ascoltando!) i pezzi più “pesi” ed “innovativi” saranno proprio quelli che porteranno la sua firma, Acquitted, Que’s Dilemma e la notturna Heavy Soul (un interessante hardbop già altro); per il resto si potrebbe parlare del “solito” classic-jazz-standard se non fosse per quel cazzo di organo che vi inghiottirà l’anima in un melmoso acid-blues, e che sentire!. A chiudere Nature Boy, tutta per lui, Ike ed il suo sax, nessun accompagnamento, solo la sua “voce” morbida e malinconica come lo può essere solo un sax suonato in totale solitudine (precisazione, così si conclude il vinile mentre sul più “moderno” CD troverete anche una successiva Blues For Ike). Ciao Ike, che sia il sottopassaggio di una stazione, un marciapiede od uno studio di registrazione ci fermeremo sempre ad ascoltarti, è un tribolare che conosciamo bene…è quell’Anima Pesante; un numero 500 che ti meriti tutto. Siete su Roots!, siete altro. (Buon ascolto qui o qui).  

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