
Hüsker Dü – Warehouse: Songs and Stories
(1987, Warner Bros. Records)
by Simone Rossetti
In ricordo di Grant Hart (1961 – 2017).
“Esistono degli album-rifugio….di un perché non lo sappiamo ma ci sono e basta. Questo Warehouse: Songs and Stories è il mio personale rifugio al pari di Let It Be dei Beatles…E no, non c’è alcun nesso logico eppure è così” (Roots!)
Dopo questo album gli Hüsker Dü (per nostra scelta nessun link ai vari social) non esisteranno più, attriti, dissapori ed il suicidio del loro manager David Savoy porteranno all’inevitabile scioglimento della band, ciascuno per la sua strada con alterne fortune e diversi epiloghi. Warehouse non è solo un doppio album ma anche un doppio nel doppio o se preferite con più doppi….20 tracce equamente “o quasi” suddivise fra i due compositori del gruppo Bob Mould (chitarra) e Grant Hart (batteria e tastiere) mentre Greg Norton al basso resterà prevalentemente in secondo piano (almeno su vinile, ascoltando alle cuffie già meglio). In seguito saranno moltissimi i gruppi emo-nu-punk e post-qualcos’altro che ne riprenderanno l’eredità ma perdendo ciò che questa musica aveva di più essenziale, un’attitudine unica. Abbiamo scelto come linea guida (come bussola e non esente errori) una recensione il più possibile oggettiva ed onesta ma così non sarà….ok le composizioni di Mould sono più nelle mie corde, delle piccole perle hardcore-pop che tanto di cappello (These Important Years, Standing In The Rain, Ice Cold Ice, Bed Of Nails, Up In The Air…) questo non vuol dire che i pezzi a firma di Hart siano minori anzi, suonano, diciamo così, diversi, più “naif” e sarà proprio lo stesso Hart a lasciarci delle piccole gemme che continueranno a brillare nel tempo, penso alle bellissime Too Much Spice o Tell You Why Tomorrow od alla lisergica She Floated Away ed al vero e proprio inno che chiuderà l’album You Cant Live At Home. Ma non si tratta solo di musica….due parole sul suono di questo gioco da tavolo svedese (da cui il nome Hüsker dü), un’alchimia unica, non riascolterete più e mai più, che si parli di rock, metal, alternative o tutto quello che volete un album con questo “suono”, qualcosa che “tecnicamente” non sapremmo spiegare, post-Beatles così come l’artwork un insieme di colori che esplodono in tutta la loro bellezza “psichedelica”. Cosa sarà dopo…no, prima c’è stato un prima (Zen Arcade del 1984 considerato all’unanimità un capolavoro di tutto l’hardcore, il bellissimo New Day Rising, Everything Falls Apart loro album di debutto, Flip Your Wig e Candy Apple Grey due album “di mezzo” ) dopo…..dopo seguiranno carriere soliste e nuove formazioni in ambito alternative (i Nova Mob di Hart) mentre Norton a parte fugaci apparizioni si dedicherà con la moglie al ramo della ristorazione. Nel 2017 Hart lascierà questa terra, ed è a lui che vogliamo dedicare questa “recensione” sperando di esserne stati all’altezza, probabilmente no, ad ogni modo che ci possa perdonare…Resteranno comunque “These important years”. Da Roots! è tutto e come sempre godete, amate, condividete, perdonate. Buon ascolto (qui o qui). Album immenso quanto fragile, abbiatene cura.