
Grant Green – The Main Attraction (With Hubert Laws)
(1976, Kudu Records)
by Simone Rossetti
Roots! non ci sarà per sempre quindi perché accontentarsi? No non ce lo possiamo permettere né ci interessa, a prescindere, come “filosofia”. Questo vale per un qualsiasi genere o stile…il tempo che ci vuole ma alla fine sarà proprio questa “perdita di tempo” a dare un senso ad un tutto…ed allora ne sarà valsa la pena…Grant Green (1935 – 1979) chitarrista jazz statunitense forse non particolarmente innovativo (il suo stile resterà comunque legato al bebop e all’hard bop) ma in quanto a tecnica e “suono” a dir poco immenso, una discografia che attraverserà musicalmente e senza sosta tutti gli anni ’60 e ’70 fino al giorno di una dipartita per arresto cardiaco. E credeteci (o meno, fate voi) è stato veramente difficile dover fare una scelta (solo come leader si contano più di 30 album)….la verità è che cercavamo qualcosa che non replicasse il solito jazz “tema-esposizione-tema” ma che osasse “altro”…e no, semplice non lo è stato perché se è vero che Green era un ottimo chitarrista è altrettanto vero che i suoi album resteranno comunque sempre molto legati ad un jazz tradizionale…in poche parole non riuscivamo a trovare un album che ci convincesse mai “del tutto” (precisazione, non ci siamo ascoltati tutta la sua discografia, umanamente impossibile, quindi leggete il tutto con una buona dose di riserva) fino a quando…..fino a quando non ci si è presentato fra le mani questo The Main Attraction (1976) registrato in quel di New Jersey e composto di sole tre tracce (la title track da sola occuperà tutto il lato A), atmosfere funky, quasi acid jazz, un suono “duro” ma anche elegante (ricco di una sezione fiati quasi sempre in primo piano); una lunghezza dei brani che forse non aiuta ma ad affascinare sarà il suo respiro, il suo sound, il suo groove così profondamente “black” (cosa che in altri album non abbiamo trovato, o più “standardizzato”). Si parte con The Main Attraction una mid-tempo scandita da un ipnotico giro di basso elettrico (Will Lee) tipicamente funky ed i fiati a lanciare i singli soli (il flauto di Hubert Laws, il sax di Mike Brecker, il piano elettrico di Don Grolnick)…un bel sentire e tanto per ricordarlo queste tre tracce sono originali e non riletture di classici…la successiva Future Feature ha un buon input inziale, il tema è carino (da sit-com anni ’70) ma insomma, niente di imprescindibile, meglio, ma molto meglio, la conclusiva Creature (a firma dello stesso Green), un piccolo blues talmente semplice e perfetto che non sarà “l’evoluzione” di nulla ma suona così limpido che non vi farà sentire il bisogno di altro (se non di altro blues), un pezzo che scorre lento e “placido” così come le acque del fiume Mississippi e noi insieme a lui…Intendiamoci, con tutto il rispetto ma non aspettatevi un Miles Davis od un Pat Metheny, Grant Green è Grant Green e noi lo apprezziamo per questo….The Main Attraction non sarà il suo album migliore e non lo abbiamo scelto per questo ma almeno suona “diverso” ed è quel “diverso” che a prescindere da un ieri o da un oggi ci troverà sempre in sintonia/armonia (serve a “risintonizzarsi” sulle frequenze giuste di questo fottuto mondo) e da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui o qui).