Roots! n.343 dicembre 2021 Gozzilla E Le Tre Bambine Coi Baffi

Gozzilla E Le Tre Bambine Coi Baffi - Una Retrospettiva

Gozzilla E Le Tre Bambine Coi Baffi – Una Retrospettiva

by Tommaso Salvini

Nati dallo scioglimento dei Monkey’s Factory, gruppo hardcore punk di Aprilia (LT), i GELTBCB son stati la formazione che ha saputo, molto meglio di altri, italianizzare l’Oi!, lo Street Punk, il rockabilly e il Garage: mescolavano il tutto con la loro veracità agropontina, tra stornelli sboccati, cori da convention tra ebbri poeti anarchici e teppistelli più cuore che malevolenza. Un gruppo che, consapevolmente, ha saputo crearsi un immaginario tutto suo, a metà tra la Londra dei Cock Sparrer, la Oakland dei Cramps, la Detroit degli MC 5 e la Roma di Gabriella Ferri, Trilussa, Pasolini, Gioacchino Belli e i Bloody Riot. Mettevano il tutto in un calderone e, quello che mettevano in tavola, aveva il sapore di vite vissute alla giornata, senza illusioni, senza mai pensare al domani.

S/T” 7” Animalaus Produzioni, 1999

Ero al Macchia Nera di Pisa, sul palco c’erano i Miriam Place, gruppo punk rock con cantato in inglese, un bel concerto ma con poca gente sotto il palco: da lì a poco il Macchia sarebbe andato a fuoco insieme alla sua storia, le sue conquiste, le sue sconfitte, i nostri ricordi.  Non so perché, ma credo che la fine fosse già presente nell’aria che si respirava quella sera…infatti questo 7” fu l’ultimo disco che comprai in quel posto che mi aveva visto entrare bimbo e mi aveva visto uscire rincoglionito o ubriaco circa un migliaio di volte. Miglior accompagnamento ai titoli di coda non poteva essere che questo singoletto: figlio diretto di quell’attitudine punk rock che ci aveva svezzato, tra i 15 e i 18 anni, con Tricolore dei Fichissimi, La Mia Ragazza E’ Una Moretti da 66 degli Home Alone, È Stato Lo Stato degli S.F.C.: quel pensiero fatto musica che incarnava il disincanto di quegli anni, la politica che si faceva melodia punk rock da cantare tutti in coro, quel suono a bassa risoluzione che sapeva di urgenza, cene di autofinanziamento, spazi occupati e liberati… questo singolo è la summa ultima di quel periodo (insieme a Torino Rock n’Roll Starz dei Belli-Cosi), ma non è un canto elegiaco e nostalgico, tutt’altro: vitale e combattente, deciso a non cedere, dritto contro a un muro senza paura né paramenti. “Lui il più bastardo della città, stai alla larga se puoi, paga una birra e poi vattene di qua o sono cazzi tuoi” Rock n’Roll il primo pezzo, Rock n’Roll il testo, Rock n’Roll punto e basta. La chitarra, dai Monkey’s Factory, cambia direzione, si fa più Poison Ivy, più Link Wray e ricerca di continuo la parentela con lo stornello, la beffa, la canzonaccia sboccata urlata da una prostituta in mezzo alla strada: la trova in Lady Diana, un minuto e 10 secondi di pernacchie a un simbolo del potere mediatico, dell’immagine, dello spettacolo… “a ducento andava Lady Diana, cor vento je s’arzette la sottana, vedette le cosce sue l’autista e je s’annebbiette ‘n poco la vista…” una bomba a mano buttata su di una composizione di gladioli, gladioli però finti, di plastica. Il sentire anarchico contro la monarchia, lo stornello da osteria dell’umanità libera contro gli inni tronfi che puzzano di rigore di facciata e squallore nel profondo delle intenzioni. I Gozzilla, avvinti in quella passione distruttiva per la vita da periferia, se la prendono con qualsiasi cosa sia istituzione, disciplina, semplice immagine artefatta e lo fanno col gusto per la beffa, per la barzelletta: sindaci, militanti della sinistra giovanile, despoti, pagliacci in doppio petto. Beffano e irridono e concludono, soddisfatti, in osteria “Bevevano i nostri padri! Bevevan le nostre madri! E noi che figli siamo beviam beviam beviamo!” (qui).

Al Bar Dei Leoni – 2000, Valium Records/Animals Produzioni

Profittando del generoso minutaggio che il formato CD fornisce, i Gozzilla mettono insieme il loro primo disco che, più che un primo disco, pare più un manifesto: “no comprar pan, compra dinamita, una grande festa si farà, quando faremo un grande rogo di questa merda di città. No comprar pan compra dinamita, così la guardia più non riderà, banche, caserme e carceri, tutto in aria salterà (…) chissà se il prete ci perdonerà, quando il suo cristo scenderà dalla croce e per lo spavento fuggirà…”. Questo il primo brano “No Comprar Pan, Compra Dinamita” posto in apertura di un disco-dizionario, vero e proprio ABC dell’immaginario di Gozzilla E Le Tre Bambine Coi Baffi: Alberto Sordi, in un estratto dal film del 1969 Nell’Anno Del Signore di Luigi Magni, citazioni dei Peggio Punx nel booklet, “Il copyright non esiste!”, spirito anarchico sfrontato nei testi dei brani originali e scelta piuttosto mirata nella selezione delle quattro cover: Datemi Una Lacrima Per Piangere dei Corvi, Eptadone degli Skiantos, Credere Per Non Pensare e Vermi dei Monkey’s Factory; riferimenti alla loro storia personale (i Monkey’s Factory) e forte legame con la storia del loro/nostro Underground (due tra i gruppi più influenti e di pubblico dominio anche per chi punk non è e non è mai stato: Corvi e Skiantos, due formazioni prettamente italiane che, solitamente, si ascoltano prima del, e che conducono al, Punk Rock). La commistione tra street punk, rockabilly e stornello beffardo di borgata qui trova ancora più forza, più ragione di esistere e si conferma come tratto distintivo del gruppo: Una Notte Come Tante, Rat Man, Mars Attack, Quando Morirò e C’è Un Diavolo Che Balla Nel Mio Caffè sono piuttosto caratterizzate da questa peculiarità imputabile, a livello nazionale, ai soli Gozzilla. Un disco divertente che si ascolta in un sol sorso e che, ogni volta, si rimette da capo per il gusto di immergersi nel fantastico immaginario del gruppo: fumetti (Rat Man), film di fantascienza (Mars Attack), atmosfere Western che si incrociano con lo ska (il duello) e storie di amicizie tenute strette tra una domenica allo stadio e un negozio di dischi (Domenica Sportiva-Domenica Violenta, pezzo dedicato e scritto per Robertò vera e propria istituzione e figura di riferimento dell’underground romano e grandissimo tifoso del Castel di Sangro). Uno dei dischi che traghetta lo spirito Punk Rock all’italiana nel nuovo secolo e che, per di più, lo fa senza sentire il peso del compito; con naturalezza, spontaneità, i Gozzilla qui raccolgono il testimone lasciatogli da Paolino Paperino Band, Fichissimi e Mirafiori Kidz, portando avanti un discorso che, oramai all’ingresso dell’era di internet, così arida nei suoi rapporti umani, si vorrebbe come concluso ma che, in realtà, serve più che mai per tenere saldi certi principi e certe peculiarità che, il nostro modo di intendere e proporre punk rock, necessita ad ogni costo per mantenersi vivo e credibile.

L’Erba Cattiva Non Muore Mai – 2003, Valium Records

Tocca aspettare tre anni prima che i Gozzilla si rifacciano vivi con una nuova registrazione e, giusto per compensare i tre anni di vuoto (due membri del gruppo sono impegnati anche nei Bone Machine, stupendo gioiello di Psychobilly cantato in italiano…) aprono i bagordi con uno degli inni Punk Oi! più belli di sempre: “Odio lo schifo che ho intorno, vivo per i sogni miei! Siamo noi la feccia di questa città che preferisce il vino dei Castelli a questa zozza società (…)I nuovi barbari nemici della civiltà! Qui si muore lo sai, ma va tutto bene!”. Ancora riferimenti alla romanità (Il vino dei Castelli, la zozza società), alla canzone come veicolo d’espressione per un’intera comunità: tra i borghi nasce, dalla voce di uno spazzino che, mentre lavora per strada, mette insieme due rime baciate, un passante, divertito, ne aggiunge altre due, una signora, dal terrazzo di casa, intenta a stendere i panni, ride e aggiunge un ritornello…diventa un coro di quartiere e si fa portavoce di un pensiero, di una condizione, di una storia…i Gozzilla, come già detto, prendono tutto questo e asservono il loro punk rock a questa tradizione fatta di vicoli, cantieri, officine, bettole, comunità e, in questa operazione di recupero e, al contempo, d’avanguardia, trovano linfa creativa e ragione d’essere! L’Erba Cattiva Non Muore Mai è il disco più compatto, più deciso, più caratteristico del loro suono e, in ultima analisi, il loro capolavoro. Non c’è un pezzo che non sia un inno, non c’è un inno che non sia perfetto nel loro essere così sgarbatamente e tipicamente agropontini! Come Voi è un numero alla Nabat ma con tanto rock n’roll sotto a fare da materia effervescente! Nella città dei morti è un coro a metà tra il Punk Oi e una nave di pirati, uno dei pezzi più famosi e poetici dei 4. Ne  La Canzone Della Rissa sopra ad un ritmo urgente e uno street punk ai limiti dell’HC, esce fuori un antifascismo stupendo: spontaneo, naturale, più per amore degli oppressi che per odio dei fascisti. La bella campagnola è un tradizionale romanesco grattugiato nella solita formula “canto popolare/rockabilly” che diverte e localizza i nostri, per niente dimentichi e fieri delle loro origini provinciali. “Ridono i bastardi e gli infedeli ballando sotto i meli e bevendo sakè. Trombano contenti i sodomiti bestemmiando incalliti..bestie senza virtù. Anche suor maria chiude un occhio lecca e succhia il batocchio Grazie e Lode a Gesù. Fiamme cattive ed infernali arrostiscono i maiali che odoran di santità.”. Fatti Una Bevuta, Il Vaticano Brucia mantiene quello che il titolo promette: rock n’ roll, blasfemia e anthem da Repubblica Romana del 1848. Il picco. Gli ultimi tre pezzi son poesia sospesa tra Nabat, provincia armata, lumpen proletariat e sbornie in compagnia con “Stato E Anarchia” di Bakunin stretto in mano. “A noi ce piace de magna’ e beve’ e nun ce piace de lavora’” e poi basta, di più e meglio sembrerebbe stupido chiedere.

Chi Non Muore Si Rivede – Split Con i Fun, 2014Hellnation Records

I Gozzilla scompaiono, discograficamente parlando, per 11 lunghi anni, durante il corso dei quali si rafforzano separatamente nei loro intenti e convinzioni in formazioni come i già citati Bone Machine e le nostrane leggende Hardcore Tear Me Down. Questo split in formato 7” del 2014, ne sancisce il ritorno con due pezzi che finiranno nel full lenght di cui subito sotto. Disco che serve come annuncio per un gradito ritorno, quello dei Gozzilla, e da comitato di benvenuto per una solidissima realtà Punk Oi romana, gli ottimi Fun; a condire il tutto una copertina, manco a dirlo, provocatoria ed insolente dove un Mike Bongiorno appena riesumato dalla bara (vi ricordate la vicenda del rapimento del feretro del conduttore TV?) stappa uno spumante con fare da viveur (si fa per dire): gli anni son passati ma i Gozzilla, nel loro spirito goliardico e dissacrante, non perdono fibra né convinzione.

Finché Non Creperò – 2015, Billi’s Bones e Anfibio Records

Questo cocktail è una merda, porcoddio dammi una Peroni!

Interrotti nel 2003 e ritrovati nel 2014, i Gozzilla si guardano un po’ intorno e si rendono conto che, AD 2015, non ci sono più i bar di una volta: una piallata generica ha appiattito le realtà particolari, quei luoghi carichi di storie, personaggi assurdi e fin troppo umani, sbornie inenarrabili, bevute scadenti, in favore di cocktail bar asettici, rapiti in Happy hour e cocaina consumata alla toilette (toilette, mi raccomando, e non il più familiare cesso). Inaccettabile. Per fortuna i nostri eroi sono tornati e, subito dopo aver preso coscienza del fatto, sparano un numero Oi Rock’n’Roll com’è loro costume, dimostrando di non aver perso una goccia in scrittura, compattezza e convinzione: Oi! Gozzilla! La Birra Sia Con Noi! È un nuovo inno da osteria e da tagliagole: di nuovo indici puntati contro il palco, di nuovo birre Peroni come stile di vita… i Gozzilla riprendono esattamente da dove avevano lasciato ma, occhio, tenendo conto degli anni in più sulle spalle: non si atteggiano da finti giovani, come purtroppo capita spesso a diverse formazioni del passato che tentano la riproposta di sé con metodi goffi ed azzardati, ma come navigati tagliagole d’esperienza: La Nostra Vendetta è un hardcore violento fatto con mestiere e sincera motivazione, i Gozzilla, dopo 11 anni ardono ancora dei soliti propositi e, per di più suonano ancora credibili; Quando Morirò è uno dei loro numeri migliori sempre, una vera dimostrazione di capacità autoriali pur rimanendo ancorati ad un punk stradaiolo, bastardo e che trova la sua genesi tra cantieri, vicoli stretti e bui e vecchie fabbriche dismesse…Si passa da una riproposizione di Ragazzo Di Strada dei corvi rivestita in uno spesso strato di autodeterminazione operaia, per arrivare, dopo due macigni Rock n’Roll in stile tipico dei Gozzilla come Sei Solo e Vivi In Una Fogna e il Punk Oi! Di Candidato, all’inno definitivo Marci, Sporchi E Ubriaconi: filo diretto con il Neo Realismo italiano, quella sottile linea rossa che unisce gli Scola, i DeSica ai Nabat. Un capolavoro. Si chiude con il tradizionale Io Me ‘mbriaco e con Sono Il Più Vecchio Bastardo Qui In Città, che, ricollegandosi in un più che legittimo autocitazionismo, alla Sono Il Più Bastardo Della Città presente nel primo 7”: il cerchio si chiude in una consapevolezza ed una maturità raggiunta, una rispettabilità maturata con anni di militanza indiscussa ed indiscutibile nell’underground. C’è chi in eredità lascia solo brutte figure nel rush finale e chi, come i Gozzilla, lascia lezioni indelebili e autorevoli.

Perle Ai Porci, Live A Roma 13 Maggio 2016 – 2016, Official Fan Club

Da una sala prove lercia, odore di chiuso e di sigarette fumate in fretta per chiudere un’idea che pare geniale o, per lo meno così sembra, promossi a gloria, avvolti nell’affetto da una schiera di stimatori e stimatrici. Attraverso tre lustri di canzoni, canzonacce, birre, whisky, scazzottate coi fascisti, nasi rotti, sangue, sudore, lacrime, marci, sporchi ma sempre fedeli a se stessi. Una gloria esposta alla pubblica piazza, cantata in coro, con giustificato orgoglio, giustificato da una storia portata avanti senza compromessi, senza cedimenti di sorta, una storia apparentemente storta ma che di storto ha solo il mondo che descrive e che, in fine, rifiuta: un mondo di sfruttamento ed ingiustizia qui, in questo disco, esposto e messo alla berlina, posto su di una ghigliottina, cala la lama e ne recide di schianto la testa che, lesta, rotola all’interno di una cesta; una mano la afferra, la espone alla pubblica piazza, dopo di che la getta nel posto che più le spetta: un anonima fossa che odora di vomito e piscia.

Ancora in coro, Ancora un’altra volta, Lunga vita ai Gozzilla.

Buon ascolto

S/T 7″ qui 

Al Bar Dei Leoni qui

L’Erba Cattiva Non Muore Mai qui 

Finché Non Creperò qui

Perle Ai Porci qui 

 

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