
Gli Ultimi – Sine Metu
by Simone Rossetti
Per un attimo, un breve attimo (e badate che non è cosa da poco) questi ragazzi ci hanno ricordato del perchè valga ancora la pena imbracciare una chitarra e buttare giù quattro accordi; non importa il come e non importa la qualità tecnica ma per quel sentirsi, malgrado un tutto ed i soliti molti, ancora vivi, necessari, per raccontare quello che vediamo e viviamo, per dare voce (i soliti direbbero ipocritamente a chi non ce l’ha, no) a quelle storie umane che oramai non interessano più a nessuno (Lanfranco, Storia Di Un Vecchio Pazzo), certo, poi ognuno lo fa a modo suo, secondo una propria sensibilità artistica, discutibile o meno, l’importante è che ci sia ancora qualcuno (e non sappiamo per quanto ancora) che senta la necessità di “un osservare e narrare” diverso, dal basso, dalla strada. Gli Ultimi lo fanno con un semplicissimo punk-rock, o meglio, uno street-punk molto melodico che si rifà alla vecchia scuola (Sham 69, Offspring, Green Day ma anche i gallesi The Alarm), niente di innovativo, niente di trascendentale, niente (si fa per dire, perchè il saper guardarsi intorno non è mai cosa facile) di particolarmente concettuale ma una musica onesta e sincera, Sine Metu appunto, senza paura, senza indugio. Si formano nel 2008 in quel di Roma e sono Maurizio Papacchioli alla voce, Alessandro Palmieri alla chitarra, Roberto Bernabei alla batteria e Alessandro Carpani al basso, album pubblicato per la Hellnation Records e la Time To Kill Records in un fine 2021 nel quale è difficile districarsi (soprattutto, e purtroppo, se si usa un pò di cervello), non ci resta che affidarci alla sola bussola possibile, quella del chi siamo ed al nostro istinto. Sine Metu è questo, 12 orecchiabili tracce dai ritornelli che vi si stamperanno facilmente in testa, non banali, anzi, alcune di queste, compositivamente più articolate, si spingono oltre come l’irresistibile ska-punk di La Mia Banda, e dite pure che è un “pezzettino” leggero perchè in effetti lo è, cioè, lo potrebbe sembrare, o la dolce amara Favole, un bel refrain e melodicamente accattivante “Provare a esistere o resistere, dimmi che differenza fa, lo sai che differenza fa”, c’è la frizzante Rimane Una Canzone ma anche la nostalgica Giovani Per Sempre (magari fosse così ma non lo è, si vive il momento e tanto basta); non male l’incedere punk-rock di Maledetta Domenica “Lavoro a casa e uguaglianza sociale, come un povero cristo, tutti quanti ne parlano ma nessuno a visto” ma anche l’inno di una generazione oggi dimenticata a se stessa qual’è Pane E Rose. Album dal quale ci si poteva aspettare di più? Probabilmente si ma non sarebbe stato nella sua natura, sarebbe stato altro e sarebbe inutile fare raffronti, questi ragazzi non si nascondono dietro velleità artistiche che lasciano il tempo che trovano, sono questo ed ora, prendere o lasciare e tanto di cappello. Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui o qui).
Tracklist
SIDE A
01. Un Battito Ancora
02. Maledetta Domenica
03. Pane e Rose
04. Tutto Sbagliato
05. Passerà
06. La mia Banda
SIDE B
07. Slot Machine
08. Favole
09. Lanfranco (Storia di un vecchio pazzo)
10. Rimane una canzone
11. Giovani per sempre
12. Un Battito Ancora (reprise)