
Giovanni Lindo Ferretti – Bella Gente D’Appennino (Di Madri E Di Famiglie)
(2018, NoMusic)
by Simone Rossetti
Pre-Prologo
“Abbracciando il mio fardello di cenci e pene, sospirando un ritornello, me ne vado lontan, come rondine vò senza un nido né un raggio di sol, per l’ignoto destino….Il mio nome è…Giovanni Lindo Ferretti, 1953 Cerreto Alpi, un postaccio in alto, scosceso, aspro, esposto al vento e neve nel suo tempo, benedetto da dio in un lungo medioevo che sembrava eterno e di colpo finì, la strada carrozzabile e la televisione decretarono la modernità..” (tratto da Di Montagne E Di Famiglie)
Prologo
Non parleremo di Giovanni Lindo Ferretti (due link probabilmente inutili poi fate voi, qui o qui), non secondo un comune leggere, forse non ne parleremo per nulla, forse parleremo proprio di un nulla ma una cosa è certa, non entreremo nel merito di scelte o dichiarazioni personali che per quanto, per alcuni, possano essere discutibili qui rispettiamo a prescindere; qui non giudichiamo, non analizziamo, non demonizziamo, insomma…non ce ne può fregare di meno, a ciascuno il suo e secondo un proprio sentire.
Storia/Storie
Giovanni Lindo Ferretti ed il suo amato Appennino, rifugio fisico e spirituale dal quale qualche volta bisogna pur scendere in un percoso a ritroso fino “a valle”, fino a quella “valle” (Reggio Emilia) dove tutto ebbe inizio (CCCP, primi anni ’80) poi morto (era il 3 ottobre del 1990), poi risorto in altra forma e sostanza (Consorzio Suonatori Indipendenti), altra morte (1999) ed altra rinascita questa volta a nome PGR, Per Grazia Ricevuta, una nuova fine, ultima e definitiva (2009), seguirà un ritorno a casa, ad un principio. Disco registrato live il 13 dicembre del 2017 nella chiesa di San Pietro in quel di Reggio Emilia; un disco “strano”, forse nemmeno un disco nel senso classico tanto è ricco di storie/storia, anedotti, intimi ricordi di un passato e di un divenire “altro”; per molti spiazzante, non ben compreso, ostico, inutile, forse odiato, da altri amato, celebrato, osannato, forse nemmeno capito, per noi quel semplice “Il mio nome è…Giovanni Lindo Ferretti, 1953 Cerreto Alpi”.
Bella Gente D’Appennino (Di Madri E Di Famiglie)
Un disco, un live ma soprattutto un narrare di storie, ricordi, sentimenti strettamente personali, uno scorrere “antico” in tutta la sua umana fragilità e dissolvenza; è vero, questo Bella Gente D’Appennino (Di Madri E Di Famiglie) è stato registrato e pubblicato ad uso e consumo “pubblico”, tradotto, chiunque potrà farne e dirne quel che vuole (ed è già stato fatto e detto), non qui, per rispetto, per un senso di reale pudore (un po’ come essere accolti in casa d’altri e scoprirne un vivere frugale, onesto, umile, lontano dallo scintillio ed aspettative di questi tempi) perché ciò che è di più intimo crediamo non abbia bisogno di altro e tale debba restare; ed in ogni “brano”, sia cantato o recitato, la stessa vivida sensazione. Musicalmente un viaggio a ritroso nel tempo, austero, scarno, quasi monastico (ad accompagnarlo sul “palco” Paolo Simonazzi, Ezio Bonicelli e Luca Alfonso Rossi) e quanta storia in brani come Annrella, Inch’ Allah Ca Va, Amandoti, Del Mondo (discutibile eppure una visione così lucida e consapevole), Depressione Caspica o Brace ma la parte forse più bella/disturbante sarà nello scoprire un Lindo Ferretti mettersi a nudo e raccontarci di un tempo ormai oblio, un tempo che “ci” ha forgiato, nutrito, amato, poi “lasciato”, tempo del quale, nel bene o nel male, ne siamo il risultato, siamo quello che siamo perché c’è stato un prima; radici (parola oggi in disuso). Il Mio Appennino, Giovanni Lindo Ferretti oggi fra un passato e presente di straziante bellezza e vita; “Bella la mia gente, la pena che ci tormenta è come avere una brace nel cuore, un tizzone stretto in mano, e attorno, tutti in tondo, ciarlatani e baccano, e attorno tutti in tondo, ciarlatani e baccano” breve estratto da Sant’Alcia e poi ancora una bellissima Generazione Su Generazione, Venerabile Dimora talmente vera da poterla toccare con mano “E’ il primo inverno della vita vita che ricordo….quella mattina mia madre e mio zio già usciti al lavoro sono passato in camera sua per salutarla, come ogni giorno e lei ha detto, non andare a scuola oggi, resta con me, arriva la mia ora e ho ancora delle cose da dirti”; c’è Maternale ma è già poesia, potente, malinconica, struggente.
Qui ci fermiamo, proseguire vorrebbe dire altro, aggiungere altro, probabilmente inutile e sbagliato, ne siamo consapevoli e va bene così.
“Cosa ci si aspetta da me, questo è un mistero, sebbene di quelli piccoli, conoscendo i difetti e dubitando dei pregi so di non essere adeguato al ruolo pubblico che mi è assegnato, la trasgressione del punk la banalità accattivante del rock la rassicurazione del neo convertito, invertire l’ordine considerando trasgressivo il neo convertito e rassicurante il punk fermo restante la banalità accattivante del rock, nulla cambia…” da Sono Ed Ero, Giovanni Lindo Ferretti.