
Gil Scott-Heron – Nothing New
(2014, XL Recordings)
by Simone Rossetti
“Ci sono degli album che questo fottuto non si meriterebbe ma che grazie a dio (uno qualsiasi, qui non facciamo distinzioni) ci sono, perché alla fine bisogna pur sopravvivere e qualche volta è anche grazie a questi.” (Roots!)
E’ sabato sera e ci resta poco tempo, la domenica è un giorno a sé, la domenica mattina è un qualcosa di unico (lo sappiamo, non per tutti ma avrete modo di rifarvi un altro giorno) quindi poche parole, anzi, poche note. Gil Scott Heron (1949 – 2011), poeta, compositore, musicista, attivista afroamericano, Bronx, New York; jazz, soul, funky, blues, spoken-word, fra successi artistici e quotidiani demoni di un più reale scorrere. Nothing New è un album postumo (pubblicato solo nel 2014), una serie di registrazioni “rubate” per solo piano e voce (e che voce) fra il 2005 ed il 2009, nient’altro ma di una purezza e bellezza devastanti, tutta quella di questo fottuto mondo. Better Days Ahead, Your Daddy Loves You, il respiro universale di Alien (Hold On To Your Dreams) “Hold on, hold on..”, Blue Collar, immensa, amarissima, “I been down in Pennsylvania, Where I was working in the mine. And I been down in Cincinnati, They laid me off the assembly line. Yeah, they got me looking everywhere, But I ain’t too proud of what I found. And you can’t name where I ain’t been down. ‘Cause there ain’t no place I ain’t been down.”, lo scorrere sommesso di The Over Side. Che altro aggiungere, è sabato sera ma domattina fate una bella cosa, regalatevi (e regalate) questo album, alzatevi e mentre ancora sarete in pigiama fatelo “girare” poi tornate a letto e gustatevi questo cazzo di mondo nel modo più “semplice” ed autentico possibile, ne varrà la pena (che sia una domenica od un giovedì andrà bene ugualmente); godetene ma soprattutto condividete, gioia, consapevolezza, dolore, amore; da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui o qui).