
Autore: Gianluca Sulli Group
Titolo: Livello 21
Tracks: 1. Macondo, 2. Livello 21, 3. Imagubà, 4. Song Of Life, 5. A Vida Que Eu Quero, 6. Quasi Milonga, 7. L’Azzeccagarbugli, 8. Black Ground, 9. Ti Porto Al Mare, 10. Mama
Anno: 2021
Genere: Jazz, latin jazz, bossa nova, tango, milonga, musica mediterranea, jazz fusion
Città: Italia
Componenti: Gianluca Sulli (clarinetto), Marco Salcito (chitarra), Arcangelo Trabucco (piano), Mario Guarini (basso), Aldo Leandro (batteria), Antonio Franciosa (percussioni), Marzia Castronovo (arpa in Song Of Life)
Etichetta: Aventino Music
Formato: Digitale
Sito web: Gianluca Sulli, Marco Salcito
Gianluca Sulli Group-Livello 21
by Simone Rossetti
Cervello e pancia, sia che si tratti di hardcore, soul, rock, blues, elettronica o come in questo caso di musica jazz, è vero, recensiamo album ma soprattutto non vogliamo perdere il piacere di parlare di musica (a nostro rischio e pericolo) e sono due cose ben diverse; e allora potremmo dirvi che questo Livello 21 del Gianluca Sulli Group è un bell’album, a tratti anche un bellissimo album ma questo è quello che ci dice il cervello (la parte più razionale), poi c’è anche la pancia (che giustamente vuole e merita la sua parte) e che ci dice altro ma ci arriveremo per gradi. Gianluca Sulli al clarinetto, Marco Salcito alla chitarra, Arcangelo Trabucco al piano, Mario Guarini al basso, Aldo Leandro alla batteria, Antonio Franciosa alle percussioni e Marzia Castronovo all’arpa in Song Of Life, tutti musicisti con una lunga esperienza alle spalle e collaborazioni internazionali di tutto rispetto ma sapete anche che qui si bada “a’i lesso” come si usa dire da queste parti, cioè alla musica (qui è la pancia che parla); jazz ma sarebbe più corretto parlare di latin jazz con citazioni letterarie, cinematografiche, tradizional-popolari, classiche, un album dallo scorrere piacevole e con dei momenti compositivi veramente alti (qui è il cervello che ci fa da guida); combattutti fra queste due emozioni lasciamo che sia la “penna” a scrivere e scusateci anticipatamente per eventuali “incompatibilità” di forma e sostanza. Un latin jazz dalle molteplici influenze, bossa nova, tango argentino, profumi mediterranei ed influenze classiche, un bel sentire, musicalmente vario anche se niente di “innovativo” o di particolare “spessore” (dipende sempre dalle aspettative personali e da cosa si cerca oggi nel jazz); a voler essere cattivi si potrebbe dire che è il classico jazz da apericena o da pubblicità per un qualche inutile suv di ultima generazione, no, non è così e sarebbe un grave errore di valutazione. Come in tutte le cose c’è del buono e del meno buono, quello che conta è l’approccio, il dialogo che si crea fra chi suona e chi ascolta, quella possibilità in più per leggere questo mondo ed uscirne vivi; Livello 21 non è quindi un jazz teso ad esplorare nuovi territori o votato a quell’urgenza espressiva che sa farsi arte ma preferisce muoversi su atmosfere “standard” ma attenzione, se quello che conta è la qualità dei brani e la loro musicalità allora tanto di cappello; a partire dalla bellissima Song Of Life, dolce e malinconica trova nell’esposizione del tema iniziale (il clarinetto di Sulli ed il piano di Trabucco) quella perfezione che raramente capita di ascoltare, non stiamo parlando di tecnica (anche se ovviamente c’è) ma di musicalità, di espressività, di riuscire a portare chi ascolta “oltre” o “dentro”, non sono da meno A Vida Que Eu Quero e Quasi Milonga, due brani che rimandano alle atmosfere argentine del grande Astor Piazzolla, bellissimo il solo di piano nel secondo brano a cura del sempre bravo Trabucco (“solo” di impostazione più jazz) mentre nel primo risplendono la chitarra di Salcito e le percussioni di Antonio Franciosa. Macondo è introdotta da un dialogo clarinetto-basso (Mario Guarini) che è tanta roba, un tema che si svilupperà su tempi fusion-bossa nova, notevole anche se ci saremmo aspettati quell’osare (compositivamente) in più che forse il brano avrebbe meritato (ma sono comunque considerazioni personali che lasciano il tempo che trovano ed è giusto così), stesso discorso si potrebbe fare per la title track ma qui è la sua semplicità che conta e suona proprio così come dovrebbe suonare, senza particolari alti o bassi ma con un bel intermezzo jazzato che ricorda per attitudine quello del sassofonista Stan Getz; e che dire della splendida traccia che chiude questo lavoro, Mama, sapori classici e profumi mediterranei anche se ci chiediamo quanto oggi questo mediterraneo ne conservi ancora il respiro, il senso di nostalgia è forte ma è anche quella storia che in fondo ci appartiene e sarebbe bene non dimenticarlo. Ti Porto Al Mare è il classico “branetto” piacevole e “ruffiano” al punto giusto, fresco e sbarazzino che saprà accompagnarvi in questa ancora lunga estate in divenire, mentre ci convincono meno le restanti Imagubà, L’Azzaccagarbugli e Black Ground dai richiami nazional-popolari, non stiamo dicendo che siano “brutte”, anzi ma è pur sempre una questione di attitudini personali, di trovare quel feeling che non sempre è cosa scontata (cosa che accade anche di fronte a presunti “capolavori”). Per concludere, se cercate “l’originalità” a tutti i costi non è in questo album che la troverete, quello che possiamo dirvi è che troverete/scoprirete dei brani di musica jazz latin-jazz ottimamente suonati ed arrangiati, non solo, quel “sentire” piacevole e senza troppe pretese che alle volte basta ed avanza (quando suona bene, sincero ed onesto come in questo caso), un album che merita di essere apprezzato per quel che è e senza chiedergli un di più che non sarebbe nella sua natura. Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui o qui).