Roots! n.368 gennaio 2022 Funkadelic – Hardcore Jollies

Funkadelic - Hardcore Jollies

Funkadelic (The U.S. Funk Mob) – Hardcore Jollies

by Simone Rossetti

Grandissimi musicisti ma soprattutto instancabili visionari di una tradizione, quella della black-music, che prima di tutto era consapevolezza, denuncia e rivendicazione sociale; prendete ad esempio questo Hardcore Jollies del 1976 (Warner Bros. Records), funky, rock, soul, jazz, gospel e psichedelia, il tutto portato all’estremo; i Funkadelic si formarono sul finire degli anni ‘70 (in quel di Plainfield, New Jersey) per mano di quel folle (ma sapeva benissimo cosa stava facendo) George Clinton, una vita dedicata alla musica “nera”, alla condizione e rivendicazione della propria “razza” (forse meglio dire delle proprie origini), nessuna mediazione, nessun compromesso, sempre avanti per la propria strada. Loro nono album in studio e non lo abbiamo scelto perchè il migliore (Maggot Brain del 1971 resterà il loro capolavoro) ma forse il più riassuntivo della loro discografia (discutibile anche questo), comunque un grande album, ancora moderno, ancora attualissimo; la traccia di apertura è Comin’Round The Mountain puro funky-disco con una seconda parte più rock lasciata alle improvvisazioni visionarie della chitarra di Eddie Hazel, si prosegue con Smokey, un brano dall’incedere lento ed in levare quasi reggae ma con i cori profondamente radicati alle radici gospel e soul; segue If You Got Funk, You Got Style, un titolo che parla da solo, qui c’è tutta l’estetica e l’approccio di questo geniale ensemble; la titletrack spinge più sul versante rock con la chitarra di Hazel lanciata verso un grande crescendo tra wah-wah, riverberi e distorsioni ma tranquilli, è pur sempre funky in tutta la sua essenza, a seguire la solare Soul Mate, un bellissimo pezzo soul di classe sconfinata mentre Cosmic Slop è puro rock psichedelico di matrice black con le linee possenti del basso e le sei corde di Hazel e Michael Hampton a lasciare un’impronta indelebile; l’intro funebre di You Scared The Lovin’ Outta Me lascia il posto ad atmosfere più rarefatte e soft, un pezzo notturno di grande fascino dove soul gospel e funky si fondono insieme in un climax perfetto ed a chiusura dell’album Adolescent Funk, un brano strumentale più ambient jazz con le tastiere in primo piano ed il suo incedere rilassato ed elegante. Non sarà l’album “definitivo” ma tutto sommato è un bell’album, certamente da riscoprire e rivalutare; siamo solo nel 1976, alla soglia di grandi cambiamenti (musicali e sociali) ed i Funkadelic erano musicalmente un bel passo avanti, per intuizioni, per estro, per approccio (musicale ed estetico); si sciolsero proprio all’inizio degli anni ‘80 (Clinton proseguirà una carriera solista fra alti e bassi), nel frattempo il futuro della black music passerà di mano a sonorità più tipicamente mainstream e pop ma se non altro i Funkadelic ci sono stati e questa musica è un grande lascito, originale, potente, onesta, sincera; lo sappiamo, è una magra consolazione ma pur sempre meglio di nulla. E da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui o qui.)

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