
Faceless Night Lines – As A Sky Of Fallen Planets
(2022, Seahorse Recordings)
by Simone Rossetti
“Timeless and Spaceless shivering breath that breaks every border connected to the Concrete Life; to the Linear Existence; to the Structural Birth; becoming, as a spiritual process, a single one with the Inner Death, the Last Conclusion … the result is a Superior Apathetic Immortality. Everything under the mark of the unlight that only a Cosmic and Interior Night can keep.” (Faceless Night Lines)
Cosa volete che vi raccontiamo in tempi di fruibilità liquida a godimento immediato di un album di debutto composto da ben 16 tracce interamente strumentali (dal minutaggio non sempre breve e dai titoli ancor meno) e del quale autore (Faceless Night Lines) non sappiamo praticamente nulla se non che proviene dai “dintorni” di Napoli? Ma dal momento che ne stiamo parlando la domanda da porsi è un’altra, perché “infangarci” in un compito così non poco arduo? Per vendervi qualcosa? Per una sorta di auto-lesionismo innato (vero ma questa è solo una nostra scelta)? No ed a dire la verità non lo sappiamo neanche noi, però prima di giungere a conclusioni affrettate (prendetevi un vostro tempo) prestate un ascolto a questo As A Sky Of Fallen Planets e dopo, forse, vi sarà tutto più chiaro. Un bell’album (doppio? Triplo?) dalle atmosfere prog-ambient di Floydiana memoria (A.2-Celestial Movements Snatch The Attention Of The Leaf From The Nest-Tree, S.6-Ascension, S.3-Golden Age, Side By Side), ambient post-rock (ma andate oltre le classiche etichette di genere) in S.1-Painting The Landing Zone With Celestial Semen, A.3-From Disappointment Arises Hard Dynamism e A.5-The Apathy Of Ignorance And Self Carelessness Animates An Undead Body. Progetto ambizioso direbbero i soliti bravi, no (almeno alle nostre orecchie e ad un un nostro discutibile sentire), indubbiamente “lungo” ma Faceless Night Lines ha una sensibilità compositiva fuori dal comune, difficilmente classificabile, come nelle armonie jazzate di A.6-Lux, Here Comes The Embrace o nella malinconica A.7-The Call Of The Horn, From Loneliness To Individual Mass Consciousness; un mettersi in gioco (celandosi dietro ad uno pseudonimo e nulla più, il che un po’ ci disturba ma tant’è si tratta pur sempre di scelte personali) che tanto di cappello. Piacerà? Non piacerà? Non lo sappiamo ma è un lavoro che “si sente” e lo si sente in ogni sua singola traccia, As A Sky Of Fallen Planets è proprio quello che promette il titolo, Come Un Cielo Di Pianeti Caduti, che poi tutto sia migliorabile, limabile, malleabile, “espandibile” verso “altro” è vero ma intanto in questo cielo ci riconosciamo e ne intuiamo tutta la sua/nostra miseria e solitudine, non è poco. Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui).