Roots! n.341 dicembre 2021 Eye Of The Golem

Eye Of The Golem - The Cosmic Silence

Eye Of The Golem – The Cosmic Silence

by Simone Rossetti

E sludge sia! No, oramai non più; aspettate un attimo, è vero che sono i soliti 3 o 4 riffoni di chitarre distorte sparati all’unisono, è vero che forse (c’è sempre un forse) come genere ha già detto tutto quello che aveva da dire ed è altrettanto vero che oggi suona “vecchio” come le gomme Big Babol ma (c’è sempre un ma) quando è suonato bene, quando centra quei due o tre pezzi che sono tanta roba allora non ce n’è per nessuno. E siamo così all’oggi, anno di dis-grazia 2021, The Cosmic Silence è un piccolo Ep di debutto (autoprodotto ed al momento disponibile solo in formato digitale) di 4 tracce a firma Eye Of The Golem (Hari alla batteria, Alessandro alla chitarra e voce e come ultimo arrivo Emanuele al basso) e no, non arrivano dalla Louisiana o dal Wisconsin ma dalla ben più nostrana Bologna (a proposito, Hari ed Alessandro già nei Milksnake e dei quali parliamo qui ma è tutt’altra storia); una “melma” che bene o male ci accomuna un pò tutti e che oramai sembra diventata uno stile di vita e di pensiero quotidiano, Un Silenzio Cosmico appunto. Lo ammettiamo, inizialmente eravamo un pò scettici, cosa aspettarsi? Sorpresa, perchè questo The Cosmic Silence è un gran bel sentire ma con un unico limite, è un Ep e manca (almeno a noi manca) di quell’oltre per capire bene fin dove questi Eye Of The Golem possano spingersi o meno; la qualità c’è ed è tanta, i pezzi buoni non mancano come la devastante The Cultist, uno stoner-sludge con un refrain che vi trascinerà nelle più limacciose e scure paludi della Louisiana ma non solo (Bongzilla, Weedeater, Orange Goblin); non male anche la pesante e cupa Conjuring The Golem dall’incedere statico, asfissiante (Crowbar, da New Orleans a Bologna andata e ritorno ma anche il suo contrario) o la mastodontica titletrack, affogata in fiumi di alcool e deviazioni hardcore che sono tanta roba ed infine a chiudere (anche se in realtà è la traccia iniziale) la strumentale ma non imprescindibile The Golem’s Eyes. Troppo ed allo stesso tempo troppo poco (solo perchè qui non ci accontentiamo) per capire se questo “fango” sia realmente (ed ancora) materia viva e plasmabile od un semplice eco del passato, per il momento è un bel sentire/divenire che tanto di cappello poi come si suol dire “se son rose fioriranno” ma il terreno (l’approccio) è quello giusto. Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui).

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