Roots! n.692 maggio 2023 Elli De Mon – Pagan Blues

Elli De Mon - Pagan Blues

Elli De Mon – Pagan Blues

(2023, Area Pirata Rec)

by Simone Rossetti

Elli De Mon è Elli De Mon…La cosa potrebbe sembrarvi banale ma non lo è affatto….per certo ci faremmo meno “seghe mentali” parlandovi di un Jimi Hendrix, di un Bob Dylan, di un Jim Morrison (i primi che ci sono venuti in mente e senza alcuna logica)….la verità è che per un qualche strano e recondito motivo ci avviciniamo alla musica di Elli sempre con un certo “timore reverenziale” (del tipo “Ma chi cazzo siamo noi??“)…..questo perché sappiamo quanto sia brava, brava, coraggiosa e tosta….non si accontenta di sicuri lidi (ed il blues un “sicuro” quanto illusorio lido lo è) ma osa oltre in un rimettersi in gioco forse anche discutibile ma necessario (per se stessa e per la sua musica). Pagan Blues arriva al seguito di Countin’ The Blues del 2021 (un bel riscontro di critica e pubblico ma leggetelo come una possibile chiave di lettura)….nel mentre sono passati 2 anni (pochi…alle volte un’eternità, dipende)….e sì, suona “leggermente” diverso, una Elli De Mon in cerca di altro che si apre ad un respiro compositivo/musicale più ampio, non più “radiofonico” ma almeno ad un nostro umile sentire più libero da certi schemi tipici della musica blues (cosa che potrà forse far storcere il naso a qualche purista di un certo suono, noi compresi) ma questa è Elli De Mon oggi in un divenire mai scontato e più che mai sospesa fra un passato/presente ed un futuro tutto ancora da scrivere….Suona più duro, più “rock” (più indie-blues…perdonateci la bestemmia) questo Pagan Blues….oscuro e compositivamente ricercato (The Fall, I Can See You, Desert Song, Ticking) ci verrebbe quasi da dire un “blues-no wave” che ben legge ed interpreta questi infausti tempi più che quelli di un passato oramai consumato nei suoi “vecchi” solchi…..Affascina ed intriga questo spingersi oltre, questo allontanarsi da strade certe e sicure (ma Catfish Blues profuma ancora di quelle acque scure e limacciose che bagnano le terre del Mississippi), c’è lo psych blues di Star, di Sirens’ Call e della titletrack (un trascinarsi fra miserie e tribolazioni quotidiane…..catene di un vivere) ma bisognerà aspettare l’ultima traccia, Troubled, per ritrovare la Elli De Mon in una dimensione più intima ma non certo “pacificata”, un blues scarno e demoniaco dove ci ritroviamo anche noi, poveri disfunzionali e poco predisposti ad un nuovo soprattutto quando si parla di blues….No, in realtà Pagan Blues è già altro, un bellissimo (ed interessante) lavoro che come è giusto che sia vi si svelerà in tutte le sue sfumature un poco alla volta….forse un album di transizione, sicuramente di una perdizione poco rassicurante (il blues resterà comunque ben fissato/inciso in ogni sua singola traccia come un qualcosa dal quale non sia possibile prescindere)….e ora (vi abbiamo avvisato “Ma chi cazzo siamo noi??“) gustatevelo, godetene e condividete….i vostri demoni avranno di che nutrirsi. Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto e buon blues (qui). 

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