
Egon – Lasciarsi cadere
(2023, Mizar Elektric Waves)
by Simone Rossetti
E’ vero, probabilmente di musica non ci capiamo un cazzo ma non ha importanza, non è questo che conta né scriviamo per piacere o compiacere….Prendete nota, questi ragazzi arriveranno lontano (lontano dove non lo sappiamo nemmeno noi vista la cultura musicale di questo paese ridotta a meno di zero però glielo auguriamo a prescindere). Marco Falchi alla voce e chitarre, Marcello Meridda alla batteria, Francesco Pintore al basso e Davide Falchi alla chitarra…da Sassari e “già” al loro quarto album in studio….Oramai fuori tempo massimo?? No, primo perché sono veramente bravi poi perché nel mentre tutto cambia, si aggiusta il tiro, si fa ricchezza di esperienze e di uno scorrere spesso amaro così come è “leggermente” amara e malinconica la loro musica. Fare raffronti con altri gruppi non è mai bello ma fin dal primo ascolto ci sono tornati in mente i “…..” e che nessuno se ne abbia a male (anche perché le differenze ci sono e sono sostanziali)…..I Meganoidi del periodo più “introspettivo” (Dune, Dai Pozzi, Quest’Inverno, Solo Alla Fine, Un Approdo)…altri anni, diverse oggi le prospettive e le aspettative (sempre che ce ne siano rimaste), diverso un “cosa siamo”, diverso un mondo. Questo Lasciarsi Cadere è un bell’album (bello….più che altro di una bellezza sfuggente che ben rispecchia un vivere sempre più precario). Un Post-rock nel senso di un post-vivere (o sopravvivere fate voi) oscuro e tremendamente vero “Insegnami a sorridere, a non impazzire tra le maree, insegnami l’impossibile, a non soffocare fuori dall’acqua” (da Sorvolando La Groenlandia). Luna Nuova leggermente più ariosa, belle progressioni armoniche e bella la voce di Falchi, più amare Incontrarsi “Basterebbe lasciarsi cadere, per schiantarci avvinghiati, precipitare senza paure, basterebbe lasciarsi cadere” e Principio Di Indeterminazione di una tristezza raggelante immensa. C’è Raccontano (l’incantevole voce femminile è della brava Carlotta Meridda….e già che ci siamo al sax Luca Chessa ed alla tromba Luca Uras) “Nello sperare che lassù sia meglio, dell’infinito cerchio, che accompagna il nostro respirare”…Noi ci fermiamo qui, a voi prestargli un ascolto e non solo perché lo merita….”Attendo ma non aspetto, il cuore flette lo spazio e il tempo” (da M87)….Vi ci riconoscete? E’ questo quello che sentite davvero dentro? Allora non ci siamo sbagliati così tanto. Da Roots! È tutto e come sempre buon ascolto (qui).