
Desmond Dekker – You Can Get It If You Really Want
by Simone Rossetti
“Di una cosa però siamo certi, che questo fottuto mondo farebbe ancora più “cagare” se non ci fosse la musica in levare” (Roots!)
Siamo sul finire degli anni ’60, il proletariato inglese (non ancora punk ma già attraversato da profondi disagi sociali e disoccupazione) si scoprì in una nuova “subculture” multirazziale che aveva come riferimento la musica ska e rocksteady “importata” dalla lontana Giamaica (il perchè è storia nota ma tanto per ricordarvelo la Giamaica fino ad allora colonia dell’inghilterra ne ottenne l’indipendenza nel 1962, ne seguì una emigrazione senza precedenti verso la terra d’Albione, sogni, speranze ed infine uno “schiantarsi” con una realtà ben diversa). Classe operaia ma soprattutto figli di una classe operaia e “rude boys” che come in un proto-punk ancora di là a venire non si riconoscevano in un sistema “estraneo” e fondamentalmente discriminante come quello inglese dell’epoca (andrà molto peggio con l’avvento della primo ministro Margaret Thatcher ma a questo punto i giochi erano fatti ed un futuro già scritto…vi ricorda qualcosa di più attuale e vicino?); Desmond Dekker (Kingston, 16 luglio 1941 – Londra, 25 maggio 2006) seguì come molti altri suoi connazionali lo stesso destino/percorso di sola andata, in questo caso prima artistico poi personale (se siete interessati ad approfondire l’argomento c’è un bellissimo libro dal titolo Londinesi Solitari di Sam Selvon del 1998, “consigliato” poi fate voi); nel 1968 il suo singolo Israelites (Pyramid Records) raggiunse il primo posto delle classifiche inglesi, un impatto a livello sociale pari solo a quello che avrà Never Mind The Bollock dei Sex Pistols (1977). You Can Get It If Yoy Really Want (1970, Trojan Records) fu il quinto album a suo nome, dal reggae dei primi lavori ad un rocksteady-ska pregno di soul (Otis Redding e Sam & Dave fra tutti), un sentire immenso ed ovviamente “in levare”; e sarà proprio la titletrack (una cover del brano a firma Jimmy Cliff) a trascinare questo lavoro su vette altissime, stra-usata e stra-abusata in svariati film e serie TV ma lasciate perdere e gustatevela per quel che è, c’è il rocksteady di Perseverance che profuma di quei giorni quando tutto scorre senza problemi ed il sole se ne sta lassù dove dovrebbe sempre stare, la piccola Peace On The Land un gran bel sentire e quanto soul, c’è la classe di You Got Soul e la splendida Peace Of Mind “Everywhere I go there is always troubles and misery…Listen to me, won’t somebody help me please” e non se ne avrebbe mai abbastanza. Musica che forse non vi salverà il culo (nessuna musica, in levare o meno, lo farà) ma almeno è quella possibilità in più che altrimenti non sapreste di avere; “possibilità per cosa” vi starete domandando…ascoltate e rispondetevi da soli. Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui o qui).