
Deep Roots – Wash My Soul
(2023, autoprodotto)
by Simone Rossetti
Se restate dove siete finirete con l’ascoltare quest’album per poi sentenziare “Si ok un buon album di onesto blues ma poi?”….e così ve lo sarete “giocato”. Non fatelo, forse non lo sapete ma avete altre due scelte (questo perché ve le diamo noi disfunzionali)….una è quella di “salire” l’altra è quella di uno “scendere”. Salire, accendere la radio e mettervi alla guida di uno di quei luccicanti e giganteschi trucks che attraversano in lungo e largo le sconfinate praterie americane o se preferite scendere quegli scalini di un fottuto saloon perso nel nulla e sedervi ad uno di quei tavoli consunti che sanno tanto di sogni infranti e vite a perdere….Blues, boogie, rock’n’roll, R&B, shuffle i soli vostri compagni di viaggio fra strade polverose, profumi alcolici ed un sentire vecchio quanto questo mondo. Album di debutto per i romagnoli Deep Roots (Cris Dis alla voce, Lorenzo Degli Esposti al basso, Valerio Garofano alla batteria e Luca Zanotti alla chitarra), musicalmente vario sebbene le radici siano sempre quelle del buon vecchio blues ed ottime intuizioni che alle nostre miserrime orecchie forse avrebbero meritato più spazio ma appunto la varietà ha i suoi pro ed i suoi contro (che poi si tratta pur sempre di scelte artistiche non discutibili)….Sia che abbiate scelto di “salire o scendere” ora siete nel posto giusto per lasciarvi deliziare orecchie ed anima dal blues infernale della titletrack o dal dolce R&B anni ’50 di Scretch In My Heart, dallo sferragliare elettrico di Cloud Of Smoke e di Oldsmobile, dal rock’n’roll di Dance And Sin, dai profumi di whiskey stagionato di Canned Heat Blues (anno di imbottigliamento 1928, Tommy Johnson) fino alla “sacralità” di John The Revelator (traditional registrato per la prima volta nel 1930 da Blind Willie Johnson e qui eviteremo un qualsiasi confronto perché non starebbe in piedi…voi però fatelo). Wash My Soul non sarà quell’album che cambierà le sorti del rock (o del blues) ma senza avere la pretesa di giudicare (e qui non giudichiamo a prescindere) lascia (vi lascerà) una bella “sensazione”, quella cazzo di voglia di mollare tutto e rimettersi in viaggio (ok, realisticamente non sono questi i tempi ma non ha importanza, trovare un proprio “luogo” questo sì che lo ha). Fra demoni e “tentazioni” ed inutile dirlo ma qui preferiamo i primi. Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui).