Roots! n.584 dicembre 2022 Contr-Azione – Cieli Rossi Sull’Europa

Contr-Azione - Cieli Rossi Sull'Europa

Contr-Azione – Cieli Rossi Sull’Europa / Contr-Azione 1983-1985

(2022 – Area Pirata Records)

by Tommaso Salvini

Mi rifiuto nel modo più assoluto di ridurre tutto questo alla descrizione di un semplice disco, poiché di un semplice disco proprio non si tratta; non è una collezione di suoni disposti a senso per dare qualcosa da cantare sotto la doccia a menti distratte e in cerca di facili emozioni a fare da sottofondo alla routine di tutti i giorni, ma la descrizione di un periodo, breve magari, ma con un inizio, un continuo e dei risultati tutt’ora tangibili e che vanno ben al di là del concetto di successo, fama e soldi; e neppure si tratta di un oggetto di culto, un qualcosa per pochi, per una ristretta nicchia di appassionati, un bel cimelio per arricchire gli scaffali di casa. Questa è una storia che si interseca a contrasto netto e irrisolvibile con quella di un paese sconfitto nell’idolatria della società dei consumi, delle immagini, della forma che vince sulla sostanza, dell’apparire che inghiotte l’essere pretendendo di farne le veci con prepotenza e violenza. Poca importa se è durata poco, quello che conta è che c’è stata e ad oggi, che gli anni son trascorsi, serve come testimone di tempi che si vorrebbe ricordare come “edonistici” ma che, in realtà, son stati tali solo per pochi: come la Belle Epoque e il Boom degli anni ’60.

1983, i 5°Braccio, tra i primi protagonisti del Punk torinese insieme a i Fiori del Male e i Blue Vomit, smettono di esistere; finito è il tempo di radunare intorno a sé persone affini, urlare frasi nelle quali un certo tipo di individuo possa riconoscersi e quindi avvicinarsi, mischiarsi, rinunciare, in un rito collettivo e condiviso, al logoro abito della persona integrata. I Contr-Azione arrivano in quell’esatto istante in cui la solitudine intellettuale smette di essere tale e si preferisce tradurla in politica attiva, una rinnovata spinta verso la militanza: non più paura di non essere capiti ma volontà di farsi capire utilizzando la musica come veicolo e l’autoproduzione come arma, forti di una struttura ideologica, di una visione politica e di una progettualità ben congeniate. I Contr-Azione contavano su due persone già piuttosto mature rispetto agli altri Punx del giro cittadino: Sergio e Mara , i due megafoni del gruppo, venivano da anni di militanza attiva nel movimento anarchico ed avevano individuato nel punk una possibile continuità ed una spinta innovatrice alle lotte già imbracciate in passato. L’intenzione diviene atto e, per noi che ci troviamo in mano documenti come questa raccolta, rimane documento storico che, col senno di poi, ci presenta una cronaca storica differente rispetto a quella generalista. I Punk torinesi nascono tra le casse integrazioni del 1980 della FIAT e, in un’economia cittadina al collasso, decine su decine di suicidi in conseguenza a queste; i Contr-Azione ce ne parlano in Nausea (dal loro split coi concittadini Franti), in A Sud di Torino e Capitalismo, Sangue, Silenzio: siamo lontani dagli sfarzi della casata Agnelli, il racconto diventa orizzontale e nel farsi tale ci pone di fronte al quadro orrendo di quegli anni, tra sfruttamento, morti sul lavoro, disoccupazione, e omologazione al modello di “cittadino produttivo” che, se tagliato fuori dal circuito casa-lavoro-guadagno-consumo, si avverte come inutile e, in estrema conseguenza, si dimette, non come lavoratore dipendente ma come essere umano. La condizione lavorativa viene quindi associata e posta a confronto dal gruppo/collettivo di Torino alla condizione carceraria: nel 1977, dopo anni di lotte, i carcerati otterranno l’abrogazione del codice Rocco, in vigore dal fascismo, ma sarà solo una vittoria di Pirro: viene varato l’articolo 90 che sancirà, di fatto, un’unica e negativa svolta: la separazione dei detenuti per crimini comuni da quelli politici e ad un regime speciale di controllo totale per questi ultimi, il tutto amministrato sotto la direzione del Generale dell’arma dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa; finisce una stagione di lotte senza cancellare le ingiustizie che l’aveva generata: la volontà pare essere quella di lasciare il sottoproletariato in una condizione di indigenza, in un percorso forzato tra strada e carcere, al fine di mantenere inalterata la componente delinquenziale generata dallo stato di indigenza e giustificare un perenne controllo poliziesco sull’intero paese: i Contr-Azione tentano di riprendere in mano il testimone delle precedenti proteste e, in una situazione compromessa dal sopracitato art.90, continuano a denunciare condizioni carcerarie ignobili (l’enfatica Condannato, il bellissimo e struggente Spoken Word di Voci Negate). Per i Contr-Azione, quindi, sorge spontanea la necessità di uno spazio che sia loro, dove “loro” sta per collettivo politico, un luogo dove praticare la militanza e creare anche una situazione altra rispetto a quella contestata nei loro testi, nei loro volantini, nelle loro lotte; perché, da bravi attivisti, i Contr-Azione sanno che oltre alla contestazione o alla semplice messa in discussione della realtà opprimenti deve seguire anche un percorso di liberazione dell’individuo e, per fare si che ciò divenga attuabile nei fatti, occorrono gli spazi, palestre di formazione e pensiero: tematica che trova ampio sfogo nel Mini LP Cineocchio! del 1985: pezzi come Lo Sai, Ci negano, Nessuna Scusa e la stupenda, da un punto di vista prettamente concettuale, Non E’ L’Unico Modo (ma anche nella sola e semplice musica: perfetta anticipazione di quello che sarà il futuro del collettivo), sono interessantissimi per il parallelo tra condizione lavorativa, costrizione carceraria e la vita “fuori”: la struttura capitalista ripete se stessa, nei modi e nelle misure, in più strati dell’esistente e il collettivo avverte, giustamente, l’urgenza di creare spazi liberati, luoghi dove praticare un ideale di libertà, partecipazione dal basso e filosofia del non-lavoro.

Non si vive, né dentro né fuori, quando sei disperato e non hai più via di uscita

Questo “luogo” arriverà solo nel 1987, coi Contr-Azione già sciolti da quasi due anni (ma sempre attivi come Panico): El Paso Occupato, un luogo ancora in piedi, esistente e resistente, dove gli ex-Contr-Azione sono parte attiva, propositiva e militante. Nei soli tre anni della loro esistenza i Contr-Azione creano realtà e mettono le basi per quello che sarà la realtà sotterranea del paese tutto: la Blu Bus licenzia entrambi i loro dischi (Giampiero dei Kina è stato anche bassista coi Contr-Azione), avviano collaborazioni all’interno del collettivo che creeranno a loro volta un circuito di musica resistente e profondamente creativa (lo split coi Franti segna anche l’inizio di varie formazioni “miste” tra i C/A, i Franti, i Kina e altri musicisti del giro piemontese e valdostano: Environs, Detriti, Ishi, Panico, la Banda di Tirofisso…) e, come già detto, la presa di uno spazio libero come El Paso Occupato, vero traguardo e successo politico di tutta l’attività del gruppo (credo che neanche un partito politico istituzionale possa vantare traguardi così concreti in così pochi anni). In più c’è, ovviamente, la musica che, di par suo, non è certo da meno rispetto alle attività politiche del collettivo ma, anzi, ne rappresenta l’attuazione artistica ed un complemento essenziale per comprendere la complessità dell’intero insieme: molte volte, sfogliando le autobiografie dei vari personaggi della scena Hardcore Punk italiana di quegli anni, capita di leggere che, incrociandoli ad un concerto, molti li ritenessero quasi alieni alle velocità Hardcore e più vicini al cantautorato. Affermazione vera ma, spiace doverlo affermare, solo per metà (se non anche per un quarto): i Contr-Azione sono cantautorali nella capacità di esposizione, nella completezza del resoconto, nell’arte di saper usare poche parole per toccare i giusti nervi, nell’indubbia dote di saper unire testo e musica con coerenza esemplare; per il resto, va detto che se a molti i Contr-Azione stimolavano associazioni forse un po’ troppo semplicistiche è solo perché, in chi ascoltava, poteva essere riscontrabile una certa mancanza di cultura musicale, una mancanza tuttavia piuttosto giustificabile: i Contr-Azione sono paragonabili ed accostabili a esperimenti a loro successivi e non precedenti: certamente si possono cogliere delle vicinanze alle riletture Garage e Stomp dei Dead Kennedys, una furia cruenta alla Conflict e una certa propensione ai pantani Dark Wave di gruppi come gli Amebix, ma, in fin dei conti, i Contr-Azione suonano già Amphetamine Reptile come suoneranno i God Bullies da lì a pochi anni, e cavalcano già il Noise Rock su Touch & Go di gente come i Jesus Lizard; tutta roba, insomma, che non era ancora in giro e che i torinesi riescono a buttar fuori grazie alla necessità di creare un sottofondo adatto ai loro particolari di fredda e ai loro slanci verso un vivere diverso. Rock’n’Roll serrato e diretto che non rifiuta la dissonanza e si rimette in gioco, la carta vincente dei Contr-Azione sta tutta nel non guardare a modelli d’oltreoceano o d’oltremanica ma nel tenere lo sguardo fisso sulla loro città tentando di crearle una colonna sonora adeguata. Il cantautorato è comunque presente in un pezzo altamente suggestivo come Capitalismo, Sangue, Silenzio: un lento incedere carico di enfasi e parole ben selezionate, un cantautorato che si fonde con nuovi moti come, appunto, il Punk ed anche la Dark Wave, caratteristica che i nostri affineranno nei successivi Panico: l’ambiente del cantautorato già in quegli anni si era storicizzato e, di conseguenza, banalizzato, fino ad apparire come un fossile da esporre all’occasione per le varie feste dell’Unità sparse per il paese; i Contr-Azione riprendono la parte buona del movimento e la attualizzano, dandogli nuovi motivi e giustificazioni. Uno dei capitoli più entusiasmanti e significativi del Punk Hardcore italiano perché non sono mai stati prettamente Punk Hardcore ma molto di più, sono stati politica attiva, creazione di spazi-suoni-rumori-visioni, un collettivo con delle idee e dei progetti; per comprenderli appieno occorre calarsi nel loro periodo storico, nella realtà torinese, ma anche nazionale ed internazionale, con un occhio puntato anche al contesto musicale ed artistico a loro coevo: fate di questo disco un’opportunità per studiare e comprendere un frammento di storia che necessita di essere riletto, soppesato e considerato da un diverso punto di vista. Prenderlo in altra maniera, tipo valutarlo come un classico del genere per ascoltatori nostalgici, sarebbe mancare di rispetto ai suoi autori. Non commettete quest’errore. Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui).

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Content is protected !!