
Clov – Every Love Story Is A Death Story
(2022, I Dischi Del Minollo / Hysm?)
by Simone Rossetti
E se vi svegliaste questa domenica mattina sulle note di una Short Story About Love? Non temete, abbracciate chi vi è accanto (una donna, un gatto, un uomo, un bambino, la gamba di un tavolo , uno sconosciuto/a, una bottiglia di birra vuota) ed aspettate che qualcosa accada (ma anche nulla e basterebbe ugualmente). Piero Prudenzano, suona, armonizza, incasella colori, dipinge casualmente su tela delle note, le rielabora, le nasconde dietro “gingilli strani” seguendo solo un proprio sentire e con un “risultato” (pessima parola in questo caso) spiazzante, tenero, eclettico. Clov è il nome che Piero darà a questo nuovo progetto dopo La Sedia Di Wittgenstein del 2012 e due album a suo nome (This Is Not Woodstock del 2009 e It’s All Fun And Games Until Someone Loses An Eye del 2016) ma lasciate perdere quella parola, “progetto” e lasciatevi andare solo ad un vostro sentire; Every Love Story Is A Death Story, questo è il titolo dell’album, sorprendentemente “inusuale”, forse non ben “definito” eppure ha quel qualcosa che “prende”, quell’attitudine naïf propria di un pittore che fa dire “ok, proviamo a viverlo questo fottuto mondo” (la malinconica Cats è già bella di suo e lo sarà ancor di più se la ascoltere in una di quelle sere dove nulla sembra accadere), Short Story About Love, splendida, cantata a due voci dallo stesso Piero insieme ad una bravissima Marianna Calabrese e poi Monster con il suo svolazzare leggero e spensierato e senza nulla chiedere; si alzerà il tiro con una LouReediana The Ballad Of A Running-Man un bel sentire ma sarà sulle note di Short Story About Dead che qualcosa si “spezzerà”, una murder ballad notturna, plumbea, di straziante ed oscura bellezza accompagnata dai violini di Silvia Natali e Justin Viorel, a ciascuno un suo perdersi od eventualmente un ritrovarsi. Una cosa che non abbiamo ancora detto, Piero Prudenzano ha una voce “al naturale” (quando non effettata) veramente notevole, scura, calda, alla Nick Cave, più che una voce un “dono” sul quale se solo volesse potrebbe camparci di rendita, cosa che non farà, anzi, che sembra quasi voler nascondere fra strumenti giocattolo, intuizioni del momento, riverberi SydBarrettiani ed anche soluzioni più “scontate”. Every Love Story Is A Death Story è un lavoro tutto da scoprire, forse a tratti disorientante proprio perchè non sembra seguire un “filo” omogeneo ma allo stesso tempo intrigante, non aspettato, non classificabile “e comunque è tutta musica folk”. Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui o qui).