
Campo di Marte – Campo di Marte
(1973, Produttori Associati / United Artists / Mellow Records / AMS Records e altre)
by Simone Rossetti
Prologo
Va bene…alla fine gira e rigira arriva anche quel momento, non più procastinabile, con il quale dover fare i conti, confrontarsi, gettarsi in pasto….Era da un bel po’ che mi portavo “sul groppo” questo album e non avevo, letteralmente, non avevo il coraggio di parlarne (lo dico a titolo personale)…..Può sembrare stupido (e sicuramente lo è, in fondo si tratta solo di musica)…non fateci caso ed andate oltre…Capolavoro assoluto per tutti gli amanti e “fini” estimatori (non solo italiani) del progressive “nostrano” anni ‘70….uno scorrere del tempo (di mode e mercato) che hanno fatto di questo Campo di Marte quasi un Santo Graal (del vinile, vendibile, più che della sua musica)….Perché sia che parlarne bene o male ci sarà sempre qualcuno che avrà qualcosa da ridire in proposito…perché ha una storia a dir poco tormentata e con uno scorrere “personale” che trascenderà la musica stessa per farsi altro, perché in questo cazzo di quartiere (Firenze, Campo di Marte) ci sono cresciuto….perché in quel 1973 non capivo ancora un cazzo (cioè, non che ora le cose vadano meglio)….perché….perché questa musica è a dir poco affascinante ed oggi (anche con i migliori propositi) impensabile, un altro mondo…..e per concludere questo cazzo di inutile prologo perché è un tempo che abbiamo perso, smarrito.
Scorrimento
Nessuna concessione ad una “didattica” già scritta e detta, solo di pancia e di budella (e vaffanculo)…album/concept/opera di una potenza evocativa/visiva che ha pochi eguali, esplosiva, difficile da spiegare…..avete presente quando un ascolto vale più di mille parole? Ecco avete capito…fin dall’iconica artwork Campo di Marte è un album da ascoltare/divorare dal primo all’ultimo solco senza pause, senza distrazioni…..mettete su il vinile, girate la manopola del volume al massimo e via….Suddiviso in 7 Tempi, 7 “movimenti” in un continuo rincorrersi e divenire senza mai realmente risolversi eppure di una compiutezza compositiva da lasciare senza fiato…hard rock (Deep Purple fra tutti), riflessioni acustiche classicheggianti, slanci psichedelici di scuola Pink Floyd, aperture jazz (e che sentire), accenni funky (si avete letto bene ed ascolterete meglio) ed ancora space-rock o Kosmische Musik o se preferite Krautrock….Troppo? Forse ma dove tutto torna e si dispiegherà in un sentire musicalmente superbo, Tempo dopo Tempo…ascolto dopo ascolto….
“Campo di Marte, campo di guerra, guerra cruenta, ma assoluta, contro l’indifferenza, la stupidità, l’imbecillità, l’apolicità, la viziosità della falsa cultura, il perbenismo, il qualunquismo, l’agnosticismo, Campo di Marte, campo di guerra, contro la guerra.”
Al momento della sua pubblicazione i Campo di Marte non esisteranno già più, ciascuno per la sua strada, la musica come ultima radice in comune…un album-fantasma (mai pubblicato) ed una reunion solo molti anni dopo (il doppio Concerto Zero, 2003) ma oramai i giochi erano fatti…più che i giochi un tutto.
Epilogo
Cuffie alla mano (alle orecchie) ed ecco che mi ritrovo a passeggiare insieme ad Elvis (il mio compagno a quattro zampe, una coda e con molto più cervello di me) su quegli stessi stessi marciapiedi che quasi 50 anni fà hanno avuto la fortuna/sfortuna di vedere ben altre storie….no, il quartiere è “urbanisticamente” rimasto lo stesso, più o meno, c’è la nuova pensilina in ferro che attraversa la ferrovia, il nuovo stadio di atletica, i giardini “attrezzati” e le apposite aree cani….la giostra per bambini “felici” che passa una musica a dir poco raccapricciante (e poi uno si domanda cosa faranno da grandi)….in realtà…..in realtà il nulla….una distorsione in un appagante ed inutile nulla, nient’altro. Bene se avete la fortuna di trovare questo vinile in qualche mercatino vintage non esitate e fatelo vostro senza indugiare su un prezzo, in caso contrario va bene anche la classica audiocassetta (se avete dove ascoltarla) od alla meno peggio anche in formato “liquido” e amen….almeno godetevi questo piccolo “capolavoro” e passate oltre. Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui o qui).
Crediti
Enrico Rosa – chitarra, mellotron, voce
Mauro Sarti – batteria, flauto, voce
Alfredo Barducci – tromba, flauto, piano, organo, voce
C. Felice Marcovecchio – batteria, voce
Paul Richard – basso, voce
All tracks and artwork by Enrico Rosa