Roots! n.503 agosto 2022 Byard Lancaster / Keno Speller – Exactement

Byard Lancaster / Keno Speller - Exactement

Byard Lancaster / Keno Speller – Exactement

(1974, Palm Records)

by Simone Rossetti

2 agosto 2022, 40° all’ombra, luogo indefinito, un pomeriggio.

Parliamoci chiaro…a chi cazzo mai potrebbe interessare un doppio album del 1974 di due tracce per lato (quindi dal minutaggio molto ma molto lungo) di free jazz praticamente (salvo due tracce nelle quali comparirà anche il percussionista Keno Speller) suonato in solitario? A nessuno (ma probabilmente anche se fossimo nel pieno di un inverno nulla cambierebbe)….peccato, vorrà dire che vi state fottendo da soli. Album non facile, non lo era (a dire la verità per motivi temporali non lo sappiamo..ma lo immaginiamo) al momento della sua pubblicazione, 1974, figuriamoci nel nulla di quest’oggi….ma non demordiamo, non molliamo e francamente non ce ne può fregare di meno di questo cazzo di tempi altrimenti non saremmo qui ma ad imbottirci di psicofarmaci legalizzati a soddisfazione di questo sistema. Album dal quale fuggirete subito se lo ascolterete distrattamente o mentre guardate un qualche idiota programma televisivo (uno qualsiasi, scegliete voi) ma che apprezzerete….apprezzerete? Ma vaffanculo….lo si ascolta e basta, ci si mette “lì” per essere altrove, per godere di questa musica, per apprezzare la bravura di un musicista (a proposito, lui è Byard Lancaster, sassofonista, flautista e pianista, 1942 – 2012) forse non molto conosciuto anche fra i così detti “estimatori” di jazz ma che tanto di cappello. E sì, ci vogliono due palle grandi così (consapevolezza) ed una infinità di tecnica per mettersi a nudo e mettere a nudo un proprio “sentire” la Musica…ed è bello, infinitamente bello ed unico….senza alcuno schema, alcun accompagnamento (tranne in Prima – Mr. A. A. e Keno – Exactement ma la sostanza non cambierà); si parte da una nota, da un suono, poi una scala, poi sarà altro…un tutto in divenire. Fra un Coltrane ed un Albert Ayler e si va…attenzione, si va dove Byard ci vuole portare, fra strappi, ripartenze, crescendo improvvisi, intuizioni del momento…un muoversi ed un pensare totalmente “free” (ma non senza logica, non senza una narrazione); la conclusiva Providence Baptist Church è un inno di straziante grazia e bellezza, quasi (no togliete quel quasi) un canto gospel che si innalzerà a preghiera, ma bisogna esserci, bisogna sentirlo o la bellissima Palm Sunday per solo clarinetto basso, un blues oscuro, notturno che vi trapasserà le budella e l’anima da una parte all’altra…c’è il piano dell’iniziale “Sweet Evil Miss” Kisianga, etereo, sognante, un crescendo armonico che ci ricorda Bill Evans, classe immensa ma aspettate di ascoltare il finale….è free jazz? E’musica sperimentale? Ha una qualche importanza?. State passeggiando (se da soli meglio), un parco, un marciapiede qualsiasi, un anonimo sottopassaggio quando sentite in lontananza le note di un sax…è lei, è C. Marianne Alicia, è Byard Lancaster che lì, in totale solitudine e fregandosene di un tutto suona…racconta….QUESTO E’ JAZZ e non quella simil-cacca pulitina ed asettica che ci viene propinata oggi come tale (a scanso di equivoci stiamo parlando di essenza, di spirito, non di bravura…oggi sono tutti bravi, tranne noi ovviamente)…e se vi fermerete ad ascoltarla in tutto il suo naurale e semplice svolgersi capirete qualcosa…cosa non lo sappiamo e non ci azzardiamo nemmeno a suggerirvelo ma qualcosa sì e sarà qualcosa di buono. 40° sono troppi anche per noi, a voi il piacere di scoprire e lasciarvi “illuminare” da questo lavoro…e voletevi bene. Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui).      

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