Roots! n.259 settembre 2021 Booker T. & The M.G.’s

Booker T. & The M.G.’s-Melting Pot

Booker T. & The M.G.’s – Melting Pot

by Simone Rossetti

Una storia immensa iniziata in un lontanissimo 1962 con la pubblicazione del loro primo singolo, Green Onions, un pezzo che entrerà di diritto nella storia della musica. Ora un salto in avanti, Booker T. Jones all’Hammond, Steve Cropper alla chitarra, Donald Dunn al basso e Al Jackson Jr. alla batteria, questi erano (e come in seguito non lo saranno più) i Booker T. & The M.G.’s nel 1970, anno nel quale registrarono per la Stax Records questo Melting Pot; stiamo parlando di soul, di southern soul, di Memphis sound, del suono leggendario della Stax Records, di (siamo nel 1970) funky, rock, jazz, blues, musica per questo fottuto mondo, allora come oggi. Un album “possente” e suonato da musicisti con le contropalle, Musica con la m maiuscola ed anche in questo caso, come era nel loro DNA, prettamente strumentale (qui occasionalmente con le The Pepper Singers ai cori), una particolarità, mentre nel soul i fiati erano generalmente una presenza imprescindibile nei B.T.& T.M.G.’s sarà l’Hammond di Booker a prenderne più che degnamente il posto, il risultato sarà un suono “pieno”e corposo, quasi fisico e come se non bastasse si andrà ad unire ad una sezione ritmica devastante, insomma, il meglio del meglio. Melting Pot (album che all’epoca riscosse un discreto e meritato successo) vuol dire proprio questo, un crogiolo di suoni, generi e stili in nome della sacra fiamma del soul; ovviamente non siamo più negli anni 60, la musica soul si contaminava con il rock, il funky, il blues, la psichedelia e viceversa, qui siamo ancora agli inizi ma questo lavoro sarà una delle sue espressioni più alte, se poi avete qualche dubbio o riserva non dovrete far altro che metterlo su e lasciarlo girare con la manopola del volume al massimo, tutto vi sarà più chiaro (anche se questi tempi non aiutano ma andate oltre). La prima traccia è quella che darà il titolo all’album, tanta roba per due sole orecchie, note dell’Hammond a cascata ed una sezione ritmica che respira groove come un normale essere umano potrebbe respirare aria, poi c’è la chitarra di Cropper lanciata in un funky acidissimo, elettrico all’ennesima potenza ed infine un refrain inizialmente solo accennato ma che poi esploderà in tutta la sua bellezza e qui non ce n’è davvero per nessuno, sono solo quattro musicisti ma ad ascoltare questo pezzo sembrano come minimo in 20. Back Home, un’introduzione che non potrà non ricordarvi certe sit-com anni 70/80 ma che poi evolverà in un classico blues d’altri tempi con un vecchio piano a sostituire l’Hammond e le note “del diavolo” strappate dalla chitarra di Cropper, tanta classe; c’è il rock (quasi psichedelico, quasi hard rock) di Chicken Pox e di Fuquawi, il rhythm and blues leggermente jazzato di Kinda Easy Like accompagnato dai cori delle Pepper Singer, la più spensierata e leggera Hi Ride e la trascinante L.A. Jazz Song, un piccolo capolavoro di puro funky-soul che basterebbe da solo a ridefinire questo mondo; a chiudere Sunny Monday, un “tutto” forse un pò straniante ma che ben riassume l’approccio e l’attitudine dei Booker T. & The M.G.’s, la musica prima di tutto al di la di generi e stili. Hanno suonato con tutti ma proprio con tutti i più grandi, da Otis Redding a Jimi Hendrix, a Janis Joplin, ai Jefferson Airplane, agli Who e solo per citarne alcuni, cosa non proprio da tutti ma come sempre accade seguirà un dopo, incomprensioni varie, scioglimenti, reunion, buoni propositi, poi la morte nel 1975, sembra per omicidio, di Al Jackson Jr., una parziale fine della storia, in realtà questo non impedirà ai B.T.& T.M.G.’s di andare avanti ed arrivare fino ai giorni nostri, tanto di cappello ma sarà inevitabilmente altro. Noi ci fermiamo qui, a questo Melting Pot (anno di pubblicazione 1971); dimenticatevi per un attimo di un infausto e distorto presente, guardate oltre, guardate indietro, tornate al soul. Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui o qui).

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