Roots! n.93 febbraio 2021 Boards Of Canada – In A Beautiful Place Out In The Country

Boards Of Canada-In A Beautiful Place Out In The Country

Boards Of Canada-In A Beautiful Place Out In The Country

by Simone Rossetti

Avete mai pensato a che relazione c’è fra la musica e le nostre umani miserie? La musica le racconta, forse qualche volta le anticipa, più probabilmente ne è inscindibile.

 “come out and live in a religious community in a beautiful place out in the country” (da In A Beautiful Place Out In The Country)

Un EP strano questo In A Beautiful Place Out In The Country dei Boards Of Canada,   strano ma affascinante ed estremamente bello, ma non è questo il punto, comnque ci arriveremo. Qui su Roots! non facciamo sconti a nessuno (in termini di ascolto ovviamente), “consigliamo” e come si suol dire se son rose fioriranno, e fioriranno al di là di generi, etichette, stili e presunti gusti personali; i Boards Of Canada, scozzesi, nati come collettivo sul finire degli anni 80 e poi definitosi in un duo composto dai fratelli Michael e Marcus Eoin Sandison, musica elettronica molto banalizzando e generalizzando, in realtà un misto di ambient, suoni analogici, ritmi down-tempo, campionamenti, destrutturazioni e riassemblamenti, ma  soprattutto è Musica (quella con la m maiuscola). In A Beautiful Place Out In The Country è un loro Ep pubblicato per la leggendaria Warp Records nell’ormai lontanissimo anno 2000, un titolo non a caso, e qui vi rimandiamo alla domanda inziale; potremmo e preferiremmo non parlarne ma essendo quanto accaduto in relazione con questa musica crediamo sia almeno giusto ricordarlo; 19 aprile 1993, l’assedio alla fattoria di Waco in Texas si conclude dopo 50 giorni di trattative con 76 morti (numero approssimativo) fra uomini donne e bambini, erano tutti Davidiani  (setta religiosa avventista) che avevano scelto (più o meno liberamente) di seguire il loro “profeta” David Koresh in questa specie di comune ed è finita come è finita. I riferimenti a quanto accaduto sono nei titoli dei brani che compongono questo Ep, più difficile, molto più difficile è comprenderne il legame, ma il potere della musica è proprio questo e va ben al di la di ogni logica comprensione, pensate a Beethoven o Mozart; lo sappiamo, ci hanno abituato e foraggiato alla mediocrità dove tutto è spiegato con testi insulsi anche per un bambino di tre anni, allora sforzatevi un attimo; anche se i Boards Of Canada non sono Mozart ed ovviamente il genere è diverso l’approccio e la sensibilità sono gli stessi, una musica (senza testi) che narra. L’Ep si apre con Kid For Today, un brano quasi ambient con inserti ritmici morbidi ed avvolgenti, lontanissimo ovviamente da certa musica elettronica tunz-tunz e velato di una maliconia quasi ineluttabile, si prosegue con Amo Bishop Roden (moglie del reverendo George Roden, a sua volta rivale del “profeta” Koresh per la leadership della setta), praticamente fu lei a rioccupare il sito di Waco dopo il massacro e (ma chi l’avrebbe mai detto) a rivendicarlo; un brano straniante, quasi una cantilena, un “lamento” ipnotico che si ripete all’unisono, praticamnte assenti variazioni armonico-melodiche, i beat sono soffici ed avvolgenti ma la sensazione è di stare ascoltando qualcosa di irreale e la sensazione si amplifica nella successiva In A Beautiful Place Out In The Country dove una voce effettata ripete quella frase riportata all’inizio di questo articolo (e che pare essere stata pronunciata dalla stessa Bishop Roden), un bel brano, molto “atmosferico” con un pulsare ritmico che non disturba ma si fa parte integrante di questo evolversi, infine c’è la più sognante Zoetrope che sembra elevarsi al di sopra di tutte queste macerie, quasi una necessità, un bisogno estremo per distaccarsi e ritrovarsi. Questo In A Beautiful Place non è un album rock e non ve lo passiamo come tale, è musica elettronica (IDM verrebbe da dire, Intelligent Dance Music ma è un termine ormai in disuso), un approccio sperimentale ma non fine a se stesso, una tavolozza di colori tenui e pastellati, malinconici, introspettivi e che trova un suo senso (ed una sua intrinseca bellezza) proprio nel nostro vuoto quotidiano, nelle nostre difficoltà a relazionarci, in questo senso di disorientamento amplificato da TV, Radio ed Internet, un suono lontano che sa di ineluttabile. A buon intenditor poche parole; da Roots! dove non diamo niente per scontato, è tutto; buon ascolto. (qui)

 

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